Inquinamento da Pfas, Regione avvia monitoraggio su persone e alimenti
Le prime convocazioni per i quattordicenni sono già partite: è vasta l’azione sanitaria avviata dalla Giunta Regionale del Veneto per verificare la presenza e gli eventuali effetti su persone e alimenti dei “Pfas” (sostanze perfluoro alchiliche). La contaminazione, partita dallo stabilimento della Miteni a Trissino, ha interessato parte del territorio regionale e l’azione è stata avviata su proposta dell’sssessore alla sanità Luca Coletto. La Giunta ha infatti approvato due importanti piani di intervento: un “piano di sorveglianza sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche” e un “piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in alcuni ambiti della Regione del Veneto”.
La Giunta ha disposto un ulteriore finanziamento specifico di 400 mila euro. Si stima che per il primo anno di attività del monitoraggio saranno necessari circa 3 milioni di euro. “Siamo sul pezzo sin da quando emerse il problema – afferma il presidente della Regione Luca Zaia – e ci preoccupammo prima di tutto di mettere in sicurezza gli acquedotti, operazione portata a termine in pochissimi giorni. Ora si va più a fondo, a verificare se e quanto male hanno fatto queste sostanze all’ambiente complessivo e alle persone e quali cure e attenzione sono necessarie. Continueremo la più stretta collaborazione con le Procure. Mettendo a disposizione della magistratura gli esiti dei monitoraggi nell’ottica di accertare le responsabilità e i danni provocati”.
“Tralasciando gli aspetti giuridici della vicenda, nella quale la Regione è evidentemente vittima, così come i cittadini coinvolti – dice Coletto – si tratta ora di monitorare la salute delle persone e dei prodotti agricoli. Abbiamo scelto la strada del rigore scientifico, lavorando fianco a fianco con l’Istituto Superiore di Sanità. Le prime lettere di convocazione per entrare nello screening, che è su base rigorosamente volontaria, sono già partite e riguardano i ragazzi di 14 anni. Tutte le prestazioni saranno esenti da ticket, così come le eventuali cure che dovessero emergere come necessarie”.
Il piano di sorveglianza sulla popolazione. Il monitoraggio interesserà circa 85 mila persone e si basa sulla considerazione che la popolazione esposta ai Pfas possa presentare un maggior rischio di incorrere in malattie croniche, solitamente e principalmente determinate da quattro fattori di rischio: fumo, alcool, sedentarietà e sovrappeso. Ma tale popolazione ha avuto anche un’esposizione ad un quinto fattore di rischio, rappresentato dai Pfas, che secondo gli studi di letteratura può essere associato a modifiche del metabolismo glicidico e lipidico e pertanto predisporre a condizioni di rischio per le malattie croniche.
Nello specifico il Piano si propone di caratterizzare l’esposizione a Pfas delle persone che risiedono nelle aree contaminate, di valutare gli effetti delle esposizioni a Pfas sulla salute dei soggetti esposti e di identificare i comportamenti a rischio per le malattie croniche degenerative. Tutto ciò garantendo il monitoraggio dello stato di salute dei soggetti esposti attraverso l’offerta terapeutica affidata alla medicina di famiglia, la determinazione della concentrazione dei Pfas nel sangue per stabilire con gli organismi nazionali ed internazionali la possibile correlazione tra queste sostanze e lo stato di salute dei soggetti chiamati, la valutazione delle abitudini di vita per l’attivazione degli strumenti di prevenzione al fine di modificare gli stili di vita scorretti, attraverso le attività dei dipartimenti di Prevenzione presenti sul territorio. Il Piano coinvolge cinque Aziende Ulss (Ovest Vicentino, Vicenza, Verona, Legnago ed Este) e interessa quasi 85 mila persone tra i 14 ed i 65 anni. La fase operativa verrà coordinata dall’Ulss 5 Ovest Vicentino. La chiamata è strutturata come uno screening oncologico, convocando i singoli cittadini, con periodicità biennale.
Gli individui con stili di vita non salutari verranno informati dei rischi per la salute e sostenuti nella modifica dei comportamenti. Quelli con concentrazioni sieriche di Pfas superiori all’intervallo di normalità e/o alterazioni degli esami bioumorali o dei valori pressori, verranno presi in carico dal proprio medico di famiglia ed inseriti in un percorso assistenziale di secondo livello per la diagnosi tempestiva di eventuali patologie correlate all’esposizione a Pfas. Per la popolazione target invitata il programma è completamente gratuito. Per le donne in gravidanza e per i lavoratori dell’azienda produttrice di queste sostanze verrà avviato un piano di sorveglianza ad hoc.
Entrambi i pian individuano l’area di massimo impatto sanitario individuata come “area rossa”: sono 21 Comuni che si trovano nelle province di Vicenza, Padova e Verona. Per il vicentino si tratta di Alonte, Brendola, Lonigo, Sarego, Asigliano, Noventa e Poiana Maggiore. L’area rossa è stata inoltre classificata in Area Rossa A ed Area Rossa B (i comuni vicentini sono tutti in Area Rossa A) sulla base di parametri di contaminazione delle acque superficiali e profonde.
Il piano di monitoraggio degli alimenti. Il secondo piano, per il monitoraggio degli alimenti, mira a stimare il livello di contaminazione nelle principali produzioni agro-zootecniche dell’area. I risultati saranno correlati ai dati sui consumi alimentari della popolazione della zona a rischio, al fine di stimare l’esposizione per via alimentare (compresa la fonte idrica). Anche il piano di campionamento degli alimenti considera l’area ad elevato impatto sanitario come Area Rossa, differenziabile, sulla base dei livelli di contaminazione nelle acque superficiali e profonde e dell’approvvigionamento idrico, nelle due sotto-aree A e B. I dati sui consumi alimentari che sono necessari per la stima dell’esposizione alimentare nella popolazione residente nei comuni sopra citati saranno ricavati dagli studi di biomonitoraggio sulla popolazione, eventualmente integrati con dati di consumo disponibili in letteratura o presso database nazionali e internazionali (Efsa) e, se del caso, con dati generati da indagini mirate.
Il campionamento coinvolge sia le aziende industriali sia quelle familiari/per autoconsumo. La precisa individuazione delle aziende da campionare e il prelievo dei campioni è a carico delle Ulss competenti per territorio. I campioni di origine animale e vegetale devono essere inviati rispettivamente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e all’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Veneto accompagnanti dalla scheda di campionamento. Nei singoli campioni saranno determinati Pfos, Pfoa e altri Pfas e sarà garantito un arco temporle adeguato per garantire il rispetto della stagionalità delle produzioni coinvolte nel piano.
Intanto la Miteni nei giorni scorsi ha approvato il nuovo piano industriale, che mira a riconvertire la produzione entro il 2020, mettendo da parte i Pfas e puntando su molecole meno impattanti. Obittivo che sarà raggiunto attraverso una revisione radicale dei processi produttivi. Previsti investimenti per 11 milioni di euro in tre anni.