L. R. Vicenza, buono l’aperitivo di coppa. Ma a gola secca i tifosi allo stadio
“Noi vicentini siamo dei gran bevitori” recita l’incipit del coro forse più celebrato dei tifosi biancorossi della Curva Sud. Parecchi di loro, però, rimasti con la gola secca, ieri, durante e dopo il battesimo del nuovo L.R. Vicenza Virtus con l’evocativa “R” che raddoppia nel segno di Renzo Rosso. Sul campo un 2-1 birichino rifilato al modesto Chieri (serie D) grazie a un autogol ma, va detto, in un clima torrido da over 30 (gradi) nonostante il fischio d’inizio prreserale alle 18.30. “Fuori campo” qualche nota stonata: i mugugni per la lunga coda tra i cassonetti sotto il solleone sul lato del parcheggio di via Del Grande e ancor più per l’unico punto ristoro operativo sotto la gradinata, preso letteralmente d’assalto visto che la sete – non solo quella di calcio giocato – era davvero tanta. La nota più intonata? Oltre 3.200 tifosi al Menti, un record per il cosiddetto calcio d’agosto. Anzi, di luglio.
La partita. Ciò che che contava per i fedelissimi del Vicenza, in ogni caso, era rivedere dei calciatori in campo vestendo la divisa biancorossa. E, al netto degli stravolgimenti estivi, non è poi andata così male anche se per ammirare gioco, sintonia e spunti da applausi vanno tutti rimandati a settembre. Il primo gol ufficiale – e pure un gran bel gol – lo realizza lo spilungone d’attacco Tommaso Maistrello, il secondo è un “autogollonzo” scaturito da un tiro di Alex Curcio senza grosse pretese. In mezzo una dormita coi fiocchi che permette ai semiprofessionisti torinesi di trovare l’uno a uno e tenerselo stretto per un po’. Quanto? Cinque minuti e spiccioli.
Nella ripresa sbadigli afosi e solo mezze occasioni, con un paio di traversoni da brivido davanti al portiere berico Grandi. Giacomelli il più applaudito dalla Sud, in luce Bizzotto e Curcio, per gli altri ci sarà tempo per la reciproca conoscenza dopo le presentazioni. Tra spunti da elogio e pasticci da rosari il 2-1 va in archivio dopo una gran sudata, in campo e sugli spalti. La squadra di Colella a conti fatti vince e avanza in Coppa Italia come da copione, che nei pronostici ora si stravolge con una trasferta siciliana da organizzare per domenica prossima: si va a Palermo contro la “sconsolata” cadetta che ha sfiorato la promozione in A. Tornando al Menti, i cori? A intermittenza, vuoi per lo spirito vacanziero, vuoi per l’assenza di qualcuno dei baritoni da curva, ma soprattutto per la calura che ha messo tutti a dura prova e reso le gole aride.
La cornice. Stadio Menti a mezzo servizio. Chiusi i Distinti, gli spicchi laterali e la Curva Nord, i tremila e passa tifosi si accomodano in Tribuna (600-700) e gli altri affollano la gradinata Sud. Per un match “fuori stagione” contro un’avversaria di serie D vale come ennesimo simbolo di attaccamento ed entusiasmo verso il Vicenza del pallone. Solo due i varchi disponibili per l’accesso alla curva, l’ingresso va a rilento sul lato del piazzale (via Natale del Grande) sia nel box biglietteria, e può starci, un po’ meno per approssimarsi ai tornelli in fastidiosa fila tra i cassonetti dei rifiuti. Sotto il sole e i 33 gradi delle ore 18 di una domenica 29 luglio, per quasi mezz’ora, una prova di resistenza non proprio gradita.
L’altra lamentela corale giunge nel pieno della partita, all’intervallo, quando gli assetati ultras biancorossi convergono sotto la gradinata per ristorarsi dopo la sudata sugli spalti. Aperto un unico punto vendita, con soli 4/5 operatori presenti, in pratica un arrembaggio. Altra sudata – con tanti che rinunciano, col broncio per dirla con un eufemismo – per assicurarsi una birra gelata o una bibita fresca. Scorte che via via si esauriscono e, insomma, tante questioni logistiche da sistemare in vista del campionato in un impianto sportivo simbolo della città ma con più di qualche crepa. E qualche toppa, da mettere sul prato verde del campo di gioco, anch’esso in condizioni da rivedere.
Probabilmente nessuno si aspettava di abbattere la soglia dei 3 mila spettatori ma, si sa, il tifo intorno al Lane è sempre “caldo”. Ieri più che mai.