Niente asilo a Cà Trenta, il Comune rifiuta il contributo: “I costi totali non sono sostenibili”

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Il vicesindaco di Schio Cristina Marigo

E’ una rinuncia che sta già facendo discutere quella annunciata dal Comune di Schio, che saluta definitivamente il contributo per la realizzazione del nuovo asilo nido di Cà Trenta, previsto nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU. Un progetto che prevedeva la costruzione di una nuova struttura con una capacità di 60 posti ed era stato inserito nell’elenco degli interventi ammissibili a finanziamento con un importo massimo di 1milione 440mila euro.

Costi che, si apprende da fonti della maggioranza, sarebbero lievitati a complessivi 4milioni di euro, generando un fabbisogno di cofinanziamento a carico del Comune di ben 2milioni 560mila euro. Una decisione, quella di revocare l’adesione all’Avviso Pubblico e rinunciare al finanziamento, presa alla luce quindi di un considerevole aumento del costo complessivo del progetto, che include la riorganizzazione del centro cottura, la costruzione di un nuovo parcheggio, l’allargamento della sede stradale di via Salgari e la costruzione di un nuovo marciapiede lungo via Pio X: senza contare ulteriori spese non finanziabili dall’avviso non sostenibili dal bilancio comunale attuale.

“E’ con rammarico che la nostra amministrazione – ha dichiarato il Sindaco Cristina Marigo – ha deciso di non procedere con la realizzazione di un questo progetto. Ci tengo a precisare però che la notizia del possibile finanziamento è arrivata a metà maggio con la necessità di accettarlo entro fine maggio. Abbiamo iniziato fin da subito a lavorare per capire come approfittare di questa opportunità, sebbene sapessimo che sarebbe stata una corsa contro il tempo. Purtroppo, i costi di gestione troppo elevati e le recenti emergenze finanziarie dovute agli eventi calamitosi nel nostro territorio non ci permettono di sostenere un simile impegno. Mi lasciano, comunque, perplessa le tempistiche di questo finanziamento: in poche settimane avremmo dovuto presentare un progetto per poi procedere con la consegna dei lavori già a ottobre. Ad ogni modo continueremo a lavorare per trovare soluzioni alternative che possano comunque soddisfare le esigenze delle famiglie e dei bambini di Schio”.

Critica l’opposizione di centro sinistra, unita nella considerazione di una gestione poco attenta e reattiva da parte della neo eletta amministrazione scledense: Dell’assegnazione del contributo eravamo informati sin da maggio, ma solo in sede di capigruppo – commentano dall’opposizione – ci è stata comunicata la rinuncia proprio da parte del sindaco neoeletto. E’ apparso subito fuori luogo la scelta della posizione dove era stata valutata la fattibilità dell’intervento perché è una zona della città che è già servita da un asilo nido pubblico. Avrebbe semmai avuto senso verificare la fattibilità in una zona diversa: questa amministrazione ha deciso nel 2016 di chiudere un asilo nido comunale in centro città. Nel bilancio di previsione 2024 avevamo presentato un emendamento proprio sugli asili nido, perché dopo un approfondimento fatto a luglio 2023 erano emersi dati preoccupanti sulla copertura del servizio (pubblici e privati) in città: se da un lato, infatti, è calato il numero delle nascite, dall’altro è calato maggiormente il numero di posti in asili nido sia pubblici che privati che sono disponibili in città.

Rinunciare ai contributi pubblici non è mai positivo, forse si poteva ipotizzare di non perdere le risorse pensando alla realizzazione di una struttura di dimensioni inferiori e in un altro luogo. Una programmazione differente da parte dell’ente avrebbe consentito di utilizzare l’avanzo di amministrazione per sostenere l’investimento sull’asilo nido, anziché far quadrare un bilancio perdendo il contributo. È chiaro che non si può più pensare di avere coperture del 100% dei costi di realizzazione delle opere da parte degli enti sovraordinati: relativamente ai costi di gestione futuri va comunque sottolineato che se la città mette a disposizione più servizi, diventa più attrattiva e di conseguenza aumentano i residenti e le entrate da addizionale Irpef che servono anche a pagare i servizi come l’asilo nido.