Processo Miteni, la parola ai legali delle Mamme No Pfas: “E’ un nuovo Vajont”

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Nuova tappa in tribunale ieri per il processo Pfas, che vede sul banco degli imputati 15 fra dirigenti e manager che si sono susseguiti alla guida della Miteni di Trissino. Ieri è proseguita e terminata l’audizione degli avvocati delle parti civili e la parola è andata ai legali dei cittadini colpiti dalla maggiore emergenza di inquinamento d’Europa degli ultimi decenni.

Complessivamente, con quelle avanzate ieri, le richieste di risarcimento sono giunte a 250 milioni di euro. Nell’udienza di giovedì prossimo la parola passerà ai legali della difesa. Quella di ieri, infatti, è stata l’ultima udienza dedicata alle parti civili.

L’nquinamento da Pfas è un nuovo Vajont” ha attaccato in aula nella sua arringa l’avvocato delle Mamme No Pfas, Matteo Ceruti. 300 mila i residenti della zona fra il basso vicentino, veronese e padovano colpiti negli anni dalla contaminazione delle sostanze perfluoroalchiliche: 4 mila le morti in eccesso in 40 anni nella zona rossa rispetto alla media regionale, secondo i risultati di uno studio epidemiologico dell’Università di Padova. Una “nuova Vajont”, appunto, anche se dilatata nel tempo.
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L’avvocato Ceruti delle parti civili

“Il più importante impianto europeo di produzione di una sostanza chimica pericolosa – ha detto l’avvocato Ceruti nella sua arringa, puntanto il dito anche verso i mancati controlli – è stato per anni un fantasma per tutti, tenuto nascosto attraverso una sistemica operazione lobbistica volta a ritardare la diffusione in Europa delle informazioni sulla pericolosità della sostanza, conosciuta negli Stati Uniti fin dal 2000″.
Ceruti ha anche ricordato che il famigerato Pfoa, una delle sostanza maggiormente riscontrate nel sangue dei residenti, è stato di recente dichiarato cancerogeno per l’essere umano. Lui e l’altra avvocata dei movimenti no-Pfas, Cristina Guasti, hanno chiesto complessivamente per i loro assistiti (129 persone) un risarcimento totale di oltre 15 milioni di euro.

“Gli avvocati – hanno affermato a margine dell’udienza le attiviste e gli attivisti di Mamme No Pfas – hanno saputo evidenziare la situazione drammatica in cui ci siamo trovati, fornendo dati e citando studi accreditati, screditando completamente gli ‘esperti’ con conflitto di interessi che avevano portato le difese.Un’udienza che ricorderemo perché abbiamo ripercorso tutto il nostro vissuto. Ceruti si è tolto anche dei sassolini dalle scarpe menzionando le responsabilità degli enti, ma che anche fossero accertate, non toglierebbero il dolo e la responsabilità degli imputati Miteni visto l’enorme mole di prove emerse nel processo”.

In aula ieri erano presenti anche un gruppo di studenti e studentesse dell’Ipsia Garbin di Schio, che nell’ambito di un progetto educativo dell’associazione Cillsa hanno partecipato a un percorso di approfondimento su questi temi promosso dal Gruppo Educativo Zaro Pfas del Veneto.

Mamme No Pfas e gli studenti dell’Ipsia Garbin di Schio ieri fuori dall’aula di tribunale