Spacciatori fra i richiedenti asilo, PrimaNoi: “Comune esca dallo Sprar”. Orsi: “Son cose diverse”
Botta e risposta a Schio fra comitato PrimaNoi e sindaco Valter Orsi dopo l’operazione dei carabinieri che ha portato alla denuncia di due giovani nigeriani per spaccio di eroina, cocaina e marijuana. I due sono ospiti in un appartamento gestito dalla cooperativa Csfo di Monselice (già salita agli onori della cronaca un anno e mezzo fa per le dubbie modalità di gestione dei richiedenti asilo che erano presenti della colonia del Comune di Schio a Valli del Pasubio).
In merito all’operazione, interviene Alex Cioni portavoce del comitato di cittadini PrimaNoi, che parla di “un pericoloso sistema dello spaccio gestito da nigeriani che non si fanno scrupoli a reclutare tra le loro fila i sedicenti profughi, così come fanno con le donne, le quali, dopo aver fatto domanda di asilo finiscono quasi sempre a fare le prostitute, tra cui – denuncia Cioni – diverse giovani ragazze in età ancora minorile”. Va sottolineato che quello emerso nei giorni scorsi è il primo caso di reato che vede coinvolti richiedenti asilo nell’Alto Vicentino e a Schio in particolare, Comune dove in questo momento ne sono presenti 160, sostanzialmente tutti in piccoli gruppi che fino ad ora non hanno dato alcun problema.
“Ci tengo a ringraziare l’Arma dei Carabinieri – sottolinea il sindaco Valter Orsi parlando dell’operazione dei giorni scorsi – per l’ottimo lavoro svolto, così come ringrazio i cittadini che mi hanno segnalato comportamenti sospetti circa un mese fa, segnalazione che io a mia volta ho girato alle forze dell’ordine: l’operazione di questi giorni è la conferma che la collaborazione fra istituzioni, cittadini e forze dell’ordine dà ottimi frutti. Non ho mai nascosto di essere contro le politiche del Governo sull’immigrazione, tanto da non avere messo a disposizione spazi comunali per l’accoglienza, ma con i gestori di strutture son sempre stato chiaro nel chiedere regolarità, presenza, controllo e comunicazione con l’amministrazione comunale. Fino ad oggi grossi problemi a Schio non ce n’erano stati”.
Il Comitato PrimaNoi sta intanto predisponendo una petizione per chiedere ad Orsi di uscire dal progetto Sprar. “Ai primi di maggio Orsi ha risposto alla nostra istanza confermando le informazioni in nostro possesso sul movimento di falsi profughi a Schio. Abbiamo condiviso la scelta del Sindaco di non collaborare con la Prefettura nell’accoglienza dei migranti – spiega Giuseppe De Marchi – siamo però disorientati e perplessi della decisione dell’amministrazione di confermare l’adesione del Comune allo Sprar, visto che tale struttura ha perso la sua funzione originaria per divenire uno strumento di prima accoglienza di soggetti che non solo millantano di essere profughi ma spesso finiscono ad ingrossare le gang di spacciatori africani presenti nel vicentino”. Con la raccolta firme il comitato chiede l’appoggio degli scledensi per “stimolare l’amministrazione comunale ad un ulteriore e definitivo passo verso la chiarezza sul tema dei migranti”.
Orsi su questo però è netto: “A parte che in comune non mi è giunta fino ad oggi alcuna richiesta specifica da parte del comitato PrimaNoi, credo sia importante non fare confusione: il sistema Sprar è uno strumento per la seconda accoglienza destinato a coloro che già sono stati riconosciuti idonei a ricevere protezione. Condivido la contrarietà di PrimaNoi verso il sistema di accoglienza e l’apertura delle frontiere, ma lo Sprar è un’altra cosa e non va fatta confusione. L’adesione di Schio a questo sistema riguarda fra l’altro solo pochi posti letto a Casa Bakhita e comporta una spesa di tremila euro. Stiamo parlando di 23-24 persone su 160, soggetti che hanno già superato il vaglio della commissione e riconosciuti quindi persone che legittimamente hanno diritto alla protezione internazionale, oppure che presentano delle fragilità”.
Intanto c’è da chiedersi che comportamento deciderà di tenere la Prefettura verso una cooperativa chiacchierata, che quanto meno ha mancato di vigilare su alcuni degli ospiti presenti nella struttura di via Timonchio a Giavenale.