Rischio povertà e Stato in ritirata, reti di comunità: sabato la formazione alla Caritas
A fronte di famiglie sempre più fragili, di una solitudine sempre più vasta, di uno Stato sempre più in “ritirata” rispetto al suo ruolo sociale di ri-equilibratore della crescente disuguaglianza economica, quali possono essere le vie di uscita? La risposta può essere individuata in un ritrovato senso di comunità, nella creazione di reti e in un welfare non assistenzialistico ma che renda protagoniste le persone aiutate? E’ attorno a questi temi che si svilupperanno le riflessioni della quarta tappa della proposta annuale di formazione permanente organizzata dalla Caritas Vicentina e dedicata agli aspetti socio-culturali.
L’appuntamento è per domani, sabato 20 gennaio alle 14,30, al teatro del Seminario Vescovile di Vicenza (entrata e parcheggio in via Rodolfi), con l’appuntamento: “Segni di speranza in un’epoca di cambiamenti. Dalle reti di comunità al welfare generativo: percorsi possibili”. Interverranno Daniele Marini, docente di sociologia all’università di Padova e Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan.
“Povertà in aumento, disuguaglianze crescenti, disoccupazione giovanile, disagio – afferma il direttore della Caritas Diocesana Vicentina, don Enrico Pajarin – sono fenomeni che interpellano infatti non solo la politica ma tutta la società e in particolare noi cristiani, come non manca di ricordarci Papa Francesco. La povertà, in particolare, non è più un fenomeno transitorio ma ha assunto i connotati di un’involuzione strutturale, che allarga progressivamente le disuguaglianze sociali e intacca i diritti fondamentali dei cittadini. Per questo chiama in causa le grandi scelte politiche e richiede la mobilitazione di tutte le forze culturali e sociali. Rifletteremo attorno alla possibilità di superare il modello di welfare attuale, basato quasi esclusivamente sulla raccolta e distribuzione di risorse, per approdare a un welfare di comunità, che rigeneri le risorse disponibili, responsabilizzando e rendendo protagoniste le persone che ricevono aiuto”.