Teen gang tra paure e disagio. Il ruolo delle famiglie e l’appello: “Non vergognatevi di chiedere aiuto”
Nella prima e attesa puntata del nuovo format “Senti Chi Parla” voluto per trattare di attualità e temi legati al territorio, inevitabile affrontare la questione legata al disagio giovanile con focus particolare sulla situazione vicentina: ospiti in studio, Cristina Marigo, sindaca di Schio, Giovanni Scarpellini, già comandante del Consorzio di Polizia Locale e Giovanni Rizzi, dirigente scolastico dell’Itis “De Pretto”.
Difficile parlare di giovani senza averne a che fare: non casuale quindi, la figura di un preside, per anni docente, a circoscrivere il fenomeno descrivendo anzitutto un ambiente dove sono comunque molti gli studenti che si distinguono per risultati più che soddisfacenti e che camminano con sicurezza verso un futuro capace di offrire ancora tanto: “Io sono ottimista – spiega il professor Rizzi – rappresento una realtà che porta in dote grandi risultati, ma allo tempo stesso riconosco che i problemi ci sono e vanno affrontati. Esiste anche il fallimento, ma siamo qui per supportare proprio nella caduta. Non è un processo irreversibile”.
Interessante anche il punto di vista delle istituzioni, che per bocca del primo cittadino di uno dei comuni più importanti della provincia da sempre esempio virtuoso di convivenza, spiega che la devianza giovanile è un fatto culturale e assolutamente non legato alla provenienza: “Molto dipende dalle famiglie – racconta Marigo – il primo baluardo educativo. Certo, avere tradizioni e abitudini diverse può a volte rappresentare una difficoltà, ma il dialogo fa la differenza. Le famiglie non si sentano sole: questo per me è ciò che conta ribadire. C’è il comune, la scuola, ma anche molte associazioni e strutture capaci di dare quell’ascolto essenziale a chi si trovasse in difficoltà”. Considerazioni che si sposano con chi piccoli e grandi fenomeni di delinquenza, li ha combattuti sul campo per anni: “La presenza delle forza dell’ordine – sottolinea Scarpellini – è il segnale che la città e i cittadini sono al sicuro e che le situazioni di potenziale pericolo sono monitorare e sotto controllo. Poi lo sappiamo: la giustizia a volte è un po’ lenta e spesso abbiamo ottenuto molto di più con delle sanzioni amministrative, recapitate a casa degli interessati. I genitori naturalmente realizzano subito il problema, collaborano e soprattutto possono prontamente affrontare la questione coi loro figli. Prima che sia tardi”.
Perchè recuperare non solo è possibile, ma è necessario: con il coraggio e quel senso di responsabilità che ogni ragazzo e ragazza può trovare dentro di se. O con l’aiuto di un adulto: “Trovatevi un adulto di fiducia, un punto di riferimento – questo l’appello finale del professor Rizzi ai giovani – fatevi aiutare. Non abbiate paura. Ma lo stesso vale per le famiglie: lasciate da parte la vergogna. Non esiste. Non esiste la famiglia del Mulino Bianco”.