#Vicenzaore8 #Summeredition – Centri estivi
Se non hai figli che improvvisamente il 30 giugno finiscono di andare alla scuola materna per rimanere h24 con te, su di te, addosso a te, contro di te, non puoi capire quanto si arrivi ad amarli (i centri estivi, non i figli).
Parti a febbraio a documentarti, cercare, confrontare e confrontarti, decidi se per il tuo pargolo sia più indicato il corso di campana tibetana o quello su come fare il formaggio di capra, se mezza giornata o fino alle quattro, se con pranzo o con panino, se in città o fuori. Fai rapidamente i conti di quanto ti costerà, fai un infarto, poi risorgi e fai finta di dimenticartene. I soldi non sono (proprio) tutto. Sopravvivere è (molto) più importante.
Opti per lo stesso centro estivo dell’anno scorso, in cui il pupo si è cimentato in arrampicata di ulivi, scavi geologici, entomologia (leggi: insetti di ogni forma e dimensione, vivi e morrrti, più o meno spiaccicati, a cui devi fare buon viso e anche qualche complimento); fai i salti mortali per procurarti una seconda macchina per l’estate (notoriamente la tua è una famiglia monoauto per scelta) perché è un posto bellissimo-nella-natura-incontaminata ma lontano. Compili mille moduli in cui dichiari che tuo figlio può venire morso da un caimano e a te sta bene lo stesso, non ti arrabbierai.
Ti sveni per pagare.
Ma sei ampiamente ripagata dall’entusiasmo del figlio che, appena scende dall’auto, con aria annoiata guardandosi in giro ti chiede: “Quando vieni a prendermi? Sono già stufo”.
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