Sequestrate 22 tonnellate di miele contraffatto a un’azienda del Basso Vicentino

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Grandi quantitativi di miele extra Unione Europea fatto passare per europeo e miele biologico che in realtà non lo era. E poi centinai di chili di prodotto e una dipendente in “nero”. E’ desolante (per il settore e i consumatori) il fenomeno scoperchiato nel vicentino dalla guarda di finanza insieme con il ministero dell’Agricoltura, con un’operazione iniziata con alcuni controlli nel 2023 e che si è concluso nella seconda parte del 2024 con altri accertamenti di natura fiscale.

Al centro delle indagini un’azienda del Basso Vicentino che produce e tratta grossi volumi di miele, che vende anche on line e nei canali di distribuzione a livello nazionale: L’Ape di Gardin srl di Barbarano Mossano, che produce, seleziona e lavora mieli propri e di altra provenienza.

I primi controlli
La guardia di finanza e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura, nell’ottica di tutelare il made in Italy e combattere la contraffazione, nel 2023 avevano messo in campo l’operazione “Miele 2023”, che ha visto una consistente serie di controlli per contrastare in particolare le irregolarità legate al biologico e gli illeciti nella produzione, importazione e immissione in commercio di miele adulterato o contraffatto. L’operazione si era concentrata anche sui prodotti riportanti false indicazioni di provenienza, indicazioni geografiche o denominazioni di origine non corrispondenti alla realtà. Un monitoraggio per un settore in difficoltà in quanto le produzioni nel nostro paese sono condizionate dalla crisi climatica che vede mesi siccitosi e caldi alternarsi ad altri con molte precipitazioni.

In questo contesto, le fiamme gialle hanno collaborato con gli ispettori del dipartimento Icqrf del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, indirizzando l’ispezione verso l’operatore vicentino, noto per commercializzare i propri mieli su tutto il territorio nazionale. E’ stata così verificato il rispetto degli obblighi di legge nella produzione, importazione, immissione in commercio o esportazione di miele, con particolare attenzione alla prevenzione e repressione di pratiche illecite, come la contraffazione.

Il sequestro
Nelle prime fasi dell’indagine sono stati sottoposti a sequestro amministrativo 74 fusti di miele per un totale complessivo di 22,2 tonnellate, per un valore stimato di 110 mila euro: proveniva da diversi Stati europei ed extraeuropei (tra cui Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam) ma era privo di qualsiasi indicazione di tracciabilità. I finanzieri hanno anche sequestrato 3,54 tonnellate di varie tipologie di sostanza zuccherina non “bio” (per un valore di circa 7 mila euro), usato illecitamente per la nutrizione di api dalle quali produrre miele “bio”. Materiale sequestrato anche allo scopo di eseguire la campionatura dei prodotti destinati alla vendita, successivamente inviati al laboratorio analisi dell’Icqrf.
Analisi che hanno evidenziato infatti irregolarità di natura amministrativa e penale, come la difformità delle origini botaniche del miele e i riferimenti qualitativi stabiliti dalla legge e per la presenza di amido oltre il limite consentito (tra l’86 e il 95% del prodotto).

Le sanzioni
Tutto questo ha portato alla contestazione di cinque sanzioni amministrative per la violazione di normative che prevedono una pena pecuniaria fra 600 e 6 mila euro. Sono stati successivamente sequestrati altri 407 chili di prodotto e la posizione dell’azienda è stata segnalata all’autorità giudiziaria berica per i reati di frode in commercio e per illeciti nelle attività amministrative. Le fiamme gialle hanno anche provveduto al sequestro penale di 102 chili di miele biologico irregolare.

Gli aspetti fiscali
Durante le prime ispezioni è stata rinvenuta anche della documentazione extra-contabile relativa a presunte vendite di merce “in nero” e un ulteriore approfondimento effettuato dalla tenenza di Noventa Vicentina ha fatto emergere un occultamento di ricavi al Fisco per oltre 43 mila euro (con evasione dell’Iva per 4.582). Individuata anche un’indebita deduzione di costi d’esercizio. Gli accertamenti delle fiamme gialle hanno anche portato all’emersione della posizione di una lavoratrice impiegata in maniera irregolare. Alla rappresentante legale della società è stata per questo elevata una sanzionata da 3.600 a 21.600 euro, oltre all’obbligo di regolarizzare la posizione contributiva e assistenziale.