“Calamita” tra Nanto e Castegnero: doppio ok per proporre la fusione dei due Comuni

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I rispettivi consigli comunali ieri hanno detto sì. Ed è così che la fusione paventata tra i Comuni vicentini di Nanto e Castegnero ha posto “la prima pietra”. Sindaci d’accordo e a stringersi la mani, assemblee che approvano l’avvio dell’iter istituzionale che si concluderà con la consultazione dei cittadini, e due comunità che nel futuro prossimo saranno chiamate al voto per sancire – o al contrario, rifiutare – l’unione dei due paesi.

Si parla in questa prima fase di studio di fattibilità, che prevede ora come step successivo il passaggio in Regione Veneto per poi indire un referendum consultivo. Se a prevalere poi saranno i pareri favorevoli, i due enti pubblici locali “fusi” saranno di fatto soppressi e sarà ufficialmente istituito un nuovo Comune. Secondo quanto traspare, associando le storiche denominazione in un unico corpo, con la forma prescelta in Castegnero Nanto. Scartata la seconda ipotesi, Riviera dei Berici.

Per le tempistiche si prevede il voto, sempre fatta salvo il nulla osta della Regione Veneto, entro l’anno 2026. Dando vita a un’unica realtà fondata su più centri abitati e frazioni che, dati delle anagrafi alla mano, porterebbe a una cittadinanza di circa 5.900 residenti nel nuovo Comune. A prevalere ad oggi sono i residenti di Nanto (3.059), in pochi di meno si contano i potenziali concittadini di Castegnero (2.777 al 31 dicembre 2024). I rispettivi sindaci, Manuela Vecchiatti e Marco Montan, in coro hanno espresso le motivazioni a favore e spiegato i passaggi da compiere. Un sondaggio recente avrebbe indicato nel dato di 76,4% i favorevoli all’unione amministrativa. Da ricordare il tentativo fallito nel 2019 di un matrimonio a tre che mirava a far sorgere il Comune di Pieve dei Berici tra Longare, Castegnero e Nanto.

I principali vantaggi che comporta la fusione tra piccoli Comuni sono ormai noti. Esempi recenti (2019) in provincia di Vicenza sono quelli nella stessa area a Barbarano Mossano oppure a Colceresa, Valbrenta e Lusiana Conco, ma non mancano i “no” dei cittadini come avvenuto sempre a titolo di esempio per Arsiero e Tonezza o per Carrè e Chiuppano (stop a Colbregonza) nell’Altovicentino. Da una parte il campanilismo o l’identità comunitaria di paese da “abbattere”, dall’altra si parla di efficientamento amministrativo: sul piano dei benefici si va dalla riduzione dei costi di gestione e del personale all’interno dell’ente locale all’accesso a contributi statali speciali per 15 anni. Conti alla mano, circa 1 milione e 300 mila euro subito, oltre 9 nel lungo periodo.

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