Chiesto l’ergastolo per il marito killer di Rita, uccisa a colpi di pistola sul posto di lavoro
Il delitto di Noventa Vicentina commesso a fine estate del 2021, con vittima la giovane Rita Amenze, si appresta alla “resa dei conti” sul piano del giudizio penale. Nei giorni scorsi è stata formalizzata dalla Procura di Vicenza la richiesta di pena da comminare a Pierangelo Pellizzari: carcere a vita e quattro mesi di isolamento diurno. In pratica è l’ergastolo, la massima pena prevista dal codice.
Pellizzari, originario di Malo ma residente nel Bassovicentino, è l’unico imputato per il reato di omicidio aggravato, in ipotesi – anche se la ricostruzione dei fatti è ormai conclamata – ritenuto il killer della moglie Rita, allora 31enne, freddata a colpi di pistola nel parcheggio di un’azienda di raccolta e confezionamento di funghi dove la donna lavorava.
Di nazionalità nigeriana e madre di tre figli ancora oggi minori (da precedente relazione), l’operaia era stata attesa di nascosto dall’allora 59enne sul posto di lavoro, dopo l’alba del 10 settembre 2021. Era un venerdì mattina e l’uomo si era nascosto in un fossato per non farsi notare e poter così avvicinarsi con effetto sorpresa alla 31enne. Dopo gli spari, uditi da altri colleghi che si stavano recando al turno di lavoro, non ci fu nulla che si potesse fare per salvare la vita alla vittima della furia omicida. Chi aveva premuto il grilletto di una Beretta fuggì tra i campi intorno alla Meneghello Funghi di Noventa, poi riconosciuto proprio nel marito – in via di separazione – e oggetto di una caccia all’uomo tra terreni e casolari della zona conclusa solo a distanza di parecchie ore.
Ora il processo a carico dell’imputato vicentino, in carcere da un anno e mezzo ormai, si sta avviando al termine naturale, con atteso il pronunciamento della Corte d’Assise. Il pubblico ministero berico Cristina Carunchio ha inoltrato la richiesta dell’ergastolo, ritenendo il terribile atto un omicidio premeditato, mentre i legali che tutelano i figli e gli altri parenti della vittima hanno chiesto risarcimenti da assegnare oltre 1,5 milioni di euro. Nel corso dell’udienza in oggetto per la prima volta lo stesso Pellizzari ha preso la parola, affermando di non riuscire oggi a spiegarsi i suoi atti del 2021 e rammaricandosi per “non poter tornare indietro”.
La pistola da cui partirono i proiettili da distanza ravvicinata che uccisero Rita Amenze fu ritrovata dai Carabinieri, sotterrata nei pressi di un recinto per polli nella disponibilità dello stesso omicida reo confesso. La difesa di quest’ultimo punterà sulla semi-infermità mentale in base alle perizie tecniche ordinate e portate a termine da consulenti di parte, ipotizzando una “disabilità cognitiva lieve“. Toccheranno ai giudici le valutazioni in merito, prima di scrivere la sentenza di condanna.