Presa la banda degli assalti al bancomat: 30 colpi per 1,5 milioni di euro
E’ stata assicurata alla giustizia una banda di criminali che ha messo a segno nel giro di poco più di tre anni ben 30 colpi ad altrettanti sportelli bancomat, per un bottino complessivo di ben un milione e mezzo di euro. La loro “base”, dove tenevano (sottoterra) armi ed esplosivi, era nelle campagne di Montegalda e fra i sette arrestati, due sono vicentini: un 38enne di cui non è stato divulgato il nome.
A mettere fine al sodalizio criminale, nelle prime oggi con l’arresto di sette pregiudicati arrestati, è stato il reparto operativo dei carabinieri di Verona, insieme alla compagnia di intervento operativo 4° Battaglione “Veneto” di Mestre e, per il vicentino, la compagnia di Vicenza. I sette provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale scaligero, nei confronti di altrettanti soggetti di età compresa tra i 24 e i 50 anni, pregiudicati, residenti nelle province di Verona, Vicenza, Padova e Treviso. Le accuse vanno da associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati mediante esplosivo, detenzione illegale di armi ed esplosivo, tentato omicidio, riciclaggio e rapina.
L’operazione si inserisce in un’operazione più ampia denominata “Mestier” (che nel linguaggio dei sinti veneti significa “Giostra”) condotta dagli uomini dell’Arma fra settembre 2019 e settembre 2020, che ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale armato, di etnia sinti, dedito in modo sistematico e continuativo all’esecuzione di furti aggravati con l’utilizzo di esplosivo ai danni di dispositivi Atm (bancomat) di vari istituti di credito e uffici postali di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Il modus operandi oramai era collaudato e prevedeva che il gruppo, all’interno del quale erano stabiliti ruoli ben precisi, raggiungesse l’obiettivo con potenti autovetture rubate, alle quali erano state applicate targhe contraffatte per eludere i sistemi di rilevazione targa comunali. Mentre alcuni si dedicavano a presidiare l’area armati di pistola e armi semiautomatiche, gli altri – usando utensili artigianali fabbricati ad hoc – inserivano il congegno esplosivo, comunemente detto “marmotta”, nel dispositivo Atm, facendolo deflagrare con l’ausilio di una batteria per auto collegata con un cavo elettrico.
I 30 colpi messi a segno dalla banda tra il 2017 ed il 2020 tra le province di Verona, Vicenza, Bergamo, Lodi, Mantova, Bologna e Modena: il più grave era avvenuto il 10 febbraio di un anno fa a Legnago (Verona) ai danni della locale filiale “Sparkasse”, durante il quale vennero esplosi due colpi di kalasnikov, il fucile automatico AK47, contro una pattuglia dei carabinieri. Nel vicentino, la banda è stata protagonista di cinque assalti: uno a Thiene, due ad Arzignano, uno a Noventa Vicentina e uno a Montorso.
Le comunicazioni fra i componenti della banda avvenivano senza usare telefoni e riuscivano quindi a sfuggire a qualsiasi indagine. Finché non è stato individuato il luogo dove i malviventi custodivano le armi: un casolare abbandonato nella campagna di Montegalda e qui la notte del 5 settembre dello scorso anno, nel corso di uno specifico servizio svolto dagli investigatori, coadiuvati nella fase operativa da rinforzi dei comandi provinciali di Verona e Vicenza, sono stati arrestati in flagranza di reato due dei componenti del sodalizio proprio mentre, insieme ad altri che son fuggiti, stavano dissotterrando le armi, pronti ad eseguire un’altra serie di assalti. Fu in quella occasione che furono recuperate due pistole, un revolver ed una semiautomatica, risultate rubate, sette congegni esplosivi (marmotte) già attivati, l’auto utilizzata per gli assalti nonché tutti gli strumenti d’effrazione ed il materiale per il travisamento. Sono 45 complessivamente i capi d’imputazione contestati ai sette.