Bimbo soffocato dal palloncino: alla sua scuola le offerte per un defibrillatore. Donati i reni
I reni del piccolo Alessandro Di Lorenzo Antinori, il bimbo di 7 anni di Montegaldella spirato domenica in ospedale dopo aver ingerito un pezzettino di gomma da un palloncino, sono stati espiantati dal suo corpicino per donare una speranza di vita a chi ne ha bisogno. Ad autorizzare la donazione degli organi sono stati genitori di “Ale”, Carla e Luca, dopo un colloquio con i medici della terapia intensiva infantile che avevano fatto quanto possibile per salvare il loro bimbo.
Un dramma che ha investito ben più di una comunità, una volta che la notizia si è diffusa in tutta la provincia vicentina e padovana, quando in tanti nel web e su tutte le testate locali hanno provato emozioni forti e profonda tristezza nel vedere l’immagine di Alessandro ricavata dall’epigrafe affissa negli appositi spazi pubblici. Dove si è reso noto che il feretro con la bara bianca sarà accolto nella chiesa di Ghizzole, minuscola frazione del paese sotto choc per la morte dell’alunno di prima elementare, oggi alle 15. Ieri sera, invece, si è tenuta l’affollata quanto silenziosa e rispettosa veglia di preghiera.
Nello stesso annuncio funebre, si cita in calce la volontà della famiglia di offrire il provento di eventuali offerte per l’acquisto di un defibrillatore da installare nella scuola primaria locale di Montegaldella, la stessa che frequentava quel bimbo dolce. Un ennesimo gesto di generosità, che segue a quello dell’espianto degli organi deciso nel momento più duro, quando in ospedale era stato comunicato alla coppia l’irreversibilità delle condizioni critiche di salute di Alessandro, parlando di morte cerebrale. Tutti atti di cuore per rendere omaggio a quel figlio accolto nella loro casa quando aveva pochi mesi di vita, facendolo crescere con tutto l’affetto e il supporto richiesti dalle sue particolari condizioni.
Riservandogli tutto l’amore possibile fino a venerdì 24 febbraio, quando l’assurdo incidente domestico nel gioco con un palloncino lo ha condannato alla morte per anossia, vale a dire per soffocamento indotto dovuto a un corpo estraneo che ne aveva ostruito le vie aeree, impendendo la respirazione naturale. Tante le dimostrazioni di affetto anche nei confronti della nonna, che come ogni giorno al rientro da scuola accudiva il bambino. Lei, per prima, ha fatto il possibile per soccorrerlo, dopo aver lanciato l’allarme al 118.