Afghanistan, il WSJ inchioda Biden: informato delle gravi conseguenze del ritiro Usa
Secondo il giornale finanziario, lo scorso 13 luglio, 23 funzionari dell’ambasciata Usa a Kabul avevano firmato un dispaccio, inviato al segretario di Stato Antony Blinken in cui segnalavano il rischio di una possibile implosione dello Stato afghano, subito dopo il ritiro americano dall’Afghanistan.
Dunque Blinken era stato avvertito della rapida avanzata dei talebani e della fragilità delle forze regolari afghane. I documenti infatti confermano che gli Stati Uniti erano a conoscenza della sicura crisi che si sarebbe generata nel paese dopo il ritiro, ma nonostante questo non hanno cambiato idea.
Nel memo interno, sarebbero inoltre state fornire indicazioni utili su come contenere la crisi e accelerare le evacuazioni. Secondo le fonti inoltre, nel documento si incitava il dipartimento di Stato Usa, ad utilizzare un linguaggio più duro nel condannare le atrocità che venivano commesse dagli insorti talebani sulla popolazione locale.
Al momento, il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, non ha commentato la fuga di notizie, ma l’indiscrezione è destinata ad alimentare il già rovente dibattito sulle responsabilità delle autorità civili e militari statunitensi. Appena lo scorso luglio il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, riteneva “altamente improbabile” che i talebani prendessero il potere e addirittura il 14 agosto, il giorno prima dell’arrivo dei talebani a Kabul, il portavoce del Pentagono, John Kirby, aveva assicurato che per la capitale afghana non c’era una “minaccia imminente”. Ma soprattutto il dispaccio smentisce le parole del capo di stato maggiore Mark Milley, secondo le quali, “non c’era alcun elemento che lasciasse intuire il rischio che l’esercito afghano si liquefacesse in pochi giorni”.
In questo enorme caos la Cina ne approfitta per stringere legami con i talebani. Gli stessi insorti hanno infatti riconosciuto al governo di Pechino, un “grande ruolo” nella ricostruzione dell’Afghanistan. Lo ha fatto sapere Suhail Shaheen, il portavoce degli studenti coranici al potere nel Paese, in un’intervista a Cgtn Europe, la divisione europea dell’emittente televisiva statale cinese China Global Television Network.