Al via a Baku, in Azerbaigian, la conferenza sul clima Cop29

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Avvio oggi in Azerbaigian la Cop 29 sul clima. L’intesa, siglata nel 2015, e da cui sono già fuori Iran, Yemen e Libia, impegna i paesi firmatari a limitare il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei due gradi in più rispetto all’era pre industriale (1850-1900), e possibilmente al di sotto della soglia degli 1,5 gradi, per evitare conseguenze catastrofiche per il pianeta.

Sulla conferenza però incombe l’ombra Trump che intende far uscire gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. É quanto riporta il Wall Street Journal secondo cui il tycoon firmerà l’ordine esecutivo in tal senso già nel suo primo giorno in carica.

Per compensare il ritiro degli Stati Uniti l’Europa ha promesso che raddoppierà gli sforzi  ma pochi leader europei saranno a Baku. Né Emmanuel Macron né Olaf Scholz  saranno presenti alle sessioni riservate ai leader del 12 e del 13 novembre. Assente anche il brasiliano Lula, ospite della COP30 del prossimo anno. Il colombiano Gustavo Petro ha dato forfait a causa delle inondazioni che hanno colpito il suo Paese e il primo ministro olandese a seguito delle violenze contro i cittadini israeliani ad Amsterdam. I talebani hanno inviato una delegazione. Secondo l’UN Climate, sono stati accreditati circa 51mila partecipanti, un numero inferiore rispetto alla COP 28 di Dubai. Alcune ong contestano il fatto che la conferenza si svolga in un paese con una forte produzione petrolifera e in cui molti attivisti ambientali sono stati arrestati.

Intanto proprio all’avvio dei lavori, l’Organizzazione meteorologica mondiale diffonde il suo rapporto “State of the Climate Update” in cui si legge che il 2024 è sulla strada per essere l’anno più caldo mai registrato: la temperatura media in superficie, nel periodo da gennaio a settembre, è stata di 1,54 gradi sopra i livelli pre-industriali, spinta dal fenomeno del Nino (il riscaldamento periodico del Pacifico centro-orientale).