Brexit, la Camera dei Comuni boccia l’accordo con l’Ue
Bocciatura senza appello per Theresa May: l’accordo sulla Brexit raggiunto a novembre dalla premier britannica con l’Unione Europea incassa un pesante no dalla Camera dei Comuni: 432 i voti contrari, appena 202 quelli a favore. E la premier Tory, che non si è dimessa, ora rischia: questa sera dovrà affrontare la mozione di sfiducia al suo governo presentata dai laburisti. “Spero che stasera la Camera bocci questo accordo e spero che si possa andare alle elezioni”, aveva detto il leader laburista Jeremy Corbyn nel suo intervento alla Camera dei Comuni, poco prima del voto.
La sconfitta di ieri è la bocciatura più pesante dal 1923: sono stati 118 i deputati conservatori ‘ribelli’ britannici che hanno voltato le spalle alla May, che fino all’ultimo minuto ha cercato di convincere i suoi parlamentari. “È un voto storico che cambierà il futuro delle nostre generazioni per decenni”, aveva detto nel suo appello poco prima della votazione. “Il no all’accordo è stato molto chiaro ma sul tavolo non ci sono alternative”, ha poi dichiarato dopo l’annuncio della disfatta.
May potrebbe però superare lo scoglio, grazie anche al sostegno annunciato dagli unionisti nordirlandesi del Dup, che voteranno la fiducia alla premier. I 10 voti del Dup sono decisivi per assicurare la maggioranza al governo. Secondo indiscrezioni la May dovrebbe essere quindi riconfermata: è improbabile infatti che i Tory, anche quelli che hanno votato contro l’accordo, faranno cadere il loro premier.
Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker esorta intanto “il Regno Unito a chiarire le sue intenzioni il prima possibile. Il tempo è quasi finito”. ” L’accordo – ammonisce – è un compromesso equo e il miglior accordo possibile” ed è “il solo modo di assicurare un ritiro ordinato del Regno dall’Unione”. Su Twitter il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha invece scritto: “Il voto di Londra sulla Brexit è una brutta notizia. Il nostro primo pensiero sono i 3 milioni e 600mila cittadini europei nel Regno Unito e i britannici che vivono nella Ue. Hanno bisogno di certezze sul loro futuro. Noi ci batteremo sempre per loro”.
La Brexit torna dunque alla casella di partenza o quasi. Tante le ipotesi sul tavolo: dal rinvio oltre la scadenza del 29 marzo alla possibile crisi di governo (con elezioni anticipate), dal divorzio no deal al possibile nuovo referendum. A Londra restano aperti diversi scenari. Secondo una risoluzione adottata la scorsa settimana dalla Camera dei Comuni, il governo May ha tre giorni di tempo per presentare al Parlamento un nuovo piano, ma le divisioni emerse nelle ultime settimane nella classe politica britannica non lasciano intravedere una maggioranza ai Comuni sulla strada da perseguire.