Cop26, accordo raggiunto ma India e Cina frenano sul carbone
Alla Cop26 arriva il nuovo accordo mondiale sul clima: tutti i 197 partiti appartenenti alle Nazioni Unite hanno aderito, nonostante la forte riserva e la delusione espressa da molti. A lasciare l’amaro in bocca è stata la mediazione sul taglio dell’uso del carbone come fonte energetica perché l’India e Cina hanno chiesto di modificare il testo finale dell’accordo che, però, mantiene l’obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali.
Le tre bozze iniziali del documento prevedevano un invito ai paesi ad eliminare al più presto le centrali a carbone e i sussidi alle fonti fossili e proprio su questo punto, nella plenaria del pomeriggio si erano impuntate Cina e India. Il ministro dell’Ambiente indiano, Bhupender Yadav aveva dichiarato: “Non è compito dell’Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche. I paesi in via di sviluppo come l’India vogliono avere la loro equa quota di carbon budget e vogliono continuare il loro uso responsabile dei combustibili fossili”. L’India è intervenuta quindi per chiedere di sostituire nel testo la formula “phase-out”, cioè “eliminazione graduale” del carbone, inserendo l’espressione “phase-down”, cioè “riduzione graduale”.
Anche la Cina ha sostenuto la posizione indiana, e alla fine il presidente britannico Alok Sharma ha dovuto cedere e si è detto “profondamente dispiaciuto” per quanto accaduto. Poi ha aggiunto: “Capisco la profonda delusione, ma e’ vitale che proteggiamo questo pacchetto”. Anche diversi Paesi, Svizzera in testa, hanno espresso profonda delusione per questo cambiamento del testo. Alcuni hanno definito la revisione odiosa e contraria alle regole, ma hanno aggiunto che hanno dovuto accettarlo per arrivare a una conclusione del vertice.
Per il segretario delle Nazioni Unite Guterres si tratta di un compromesso e avverte: siamo ancora bussando alle porte dell’emergenza. Greta Thunberg, che già a lavori in corso aveva parlato di fallimento, torna alla carica: “Fate attenzione allo tsunami di greenwashing, cioè l’ambientalismo di facciata, che arriverà adesso”. E attacca i media che parleranno di passi avanti nella giusta direzione.
Obiettivi fissati – L’accordo mantiene l’obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali: un grosso passo avanti rispetto all’Accordo di Parigi, che puntava di più sul restare sotto 2 gradi. I tagli alle emissioni rimangono il 45% al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. E un invito ai Paesi ad accelerare sulle fonti rinnovabili, a chiudere al più presto le centrali a carbone e ad eliminare i sussidi alle fonti fossili. Il documento chiede agli stati di aggiornare i loro impegni di decarbonizzazione (Ndc) entro il 2022.