Cop26, spunta una seconda bozza: salta il fondo per i Paesi poveri e l’Italia non firma per le auto elettriche
Oggi si chiude il sipario sulla COP26 di Glasgow, dove si discute di clima e cambiamenti climatici e alla quale partecipano le 197 nazioni firmatarie della Convenzione quadro della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nella notte è trapelata una seconda bozza del documento finale della Conferenza scozzese, aggiornata dopo le osservazioni fatte dai ministri. Quest’ultimo documento, conterrebbe fra le altre cose, un invito ai governi ad accelerare sulle fonti rinnovabili per la produzione elettrica e sulla eliminazione del carbone e dei sussidi alle fonti fossili.
Inoltre è stato messo a punto un accordo per mettere al bando le auto con motore termico entro il 2035, ma l’Italia non ha firmato il documento.
A spiegare i motivi del ‘no’ è stato Giancarlo Giorgetti. Il ministro dello Sviluppo intervistato dal Corriere della Sera, si è detto molto preoccupato circa il destino dell’intero settore della componentistica italiana, che con la transizione all’elettrico potrebbe essere azzerato. per Giorgetti, è necessario “affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale: decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico. Così facciamo diventare ideologico un percorso che invece deve essere razionale. Tutti vogliamo combattere l’inquinamento, vivere in un mondo più sano e compatibile con l’ambiente e per questo non possiamo bocciare altre strade in modo pregiudiziale. Devono proseguire ricerca e studio su altri combustibili non fossili, sui quali le nostre imprese stanno facendo investimenti importanti: non possono essere esclusi a priori”.
Dalla seconda bozza è sparito l’invito ad attivare entro il 2023 il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per i Paesi meno sviluppati. I Paesi più poveri chiedono più soldi e più a lungo di quanto i Paesi ricchi siano disposti a concedere. Inoltre il tallone d’Achille dell’accordo resta il limite di 1,5 per il riscaldamento globale. Possibile anche uno slittamento della chiusura del vertice al weekend.