Corea del Nord: nuovo spostamento di missili ed esercitazioni militari da parte di Seul
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Mentre proseguono le denunce internazionali e le richieste di ulteriori sanzioni alla Corea del Nord per il sesto lancio nucleare effettuato nei giorni scorsi, si apprende in queste ore che il regime di Pyongyang ha spostato verso la sua costa occidentale un nuovo missile che sembrerebbe essere di tipo balistico intercontinentale. A darne notizia è l’agenzia Asia Business Daily, che cita fonti anonime e che afferma che tale spostamento sarebbe iniziato ieri nottetempo per evitare la sorveglianza.
La regione in questione è quella utilizzata finora per effettuare i lanci con i quali le truppe del regime di Kim Jong-un hanno messo a punto tecnologie che, secondo gli specialisti, potrebbero raggiungere anche il territorio americano o comunque colpire le forze navali statunitensi dislocate nel Pacifico.
Gli Stati Uniti dal canto loro attaccano l’Onu per il loro immobilismo e fanno sapere che continueranno ad inviare in Corea del Sud “formidabili asset di difesa” combinando forza di deterrenza e capacità di risposta alle azioni “autodistruttive” della Corea del Nord. Lo stesso vale per Seul, che sta portando avanti il ciclo di manovre militari, dedicandosi soprattutto alle attività marittime con lo scopo di migliorare la capacità di risposta immediata contro le provocazioni navali da parte di Pyongyang. In base a quanto riferito dalla Marina sudcoreana tra gli asset mobilitati nelle acque del mar del Giappone figurano la fregata da 2.500 tonnellate Gangwon, una motovedetta da 1.000 tonnellate e altre unita’ da 400 e 130 tonnellate, alcune delle quali al servizio di incursioni rapide.
Intanto la Cina si dice pronta ad approvare nuove sanzioni nei confronti della Corea del Nord, richieste anche da Italia, Francia e Gran Bretagna.
Secondo Vladimir Putin nuove sanzioni sarebbero tuttavia futili e inefficaci, dato che Pyongyang ha armi atomiche e che quindi un conflitto potrebbe portare solo a una catastrofe globale. Il presidente russo è infatti convinto che insistere sull’isteria militare per risolvere il problema sia senza senso e un vicolo cieco.