Disgelo tra Meloni e Macron a Reykjavik: “Avanti insieme”
Toccata e fuga in Islanda, a Reykjavik, per Giorgia Meloni insieme ai capi di governo in vista del Consiglio d’Europa. Due giorni in cui si è discusso – chiaramente – della guerra in Ucraina e delle possibili soluzioni di pace. Ma c’è stato tempo e modo anche per alleggerire le tensioni tra Italia e Francia dopo le accuse del governo d’Oltralpe a quello italiano rispetto alla gestione dei migranti.
Clima cordiale tra Meloni e Macron. Lo hanno definito così fonti vicine all’esecutivo. Perché i due leader si sono stretti la mano, hanno dialogato e – forse – hanno trovato un punto di incontro rispetto ai precedenti dissidi. C’era la questione migranti da trattare; ma soprattutto c’è la guerra in Ucraina che non conosce sosta. Allora via alle tensioni, spazio alle soluzioni. “Con Meloni ci confronteremo, spero di poter cooperare con il suo governo” ha detto Macron. “Ci siamo”, avrebbe risposto la premier italiana prima di volare in Giappone, a Hiroshima, dove è in programma un vertice del G7.
I valori dell’Italia. Già. Perché la premier – come da programma – ha tenuto uno dei discorsi di apertura del vertice intitolato “Uniti attorno ai nostri valori”, insieme al presidente ucraino Zelensky, Macron, al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak. “Questa è l’immagine di un’Europa unita e che agisce concretamente” ha detto Meloni, “è un’istituzione che nasce per difendere i diritti fondamentali dell’uomo e il diritto internazionale”. Poi un messaggio chiaro diretto al presidente ucraino: “A Zelensky voglio dire che l’intera Europa e tutto il mondo libero sono loro debitori. Il presidente ci ha ringraziato per come stiamo aiutando l’Ucraina. Ma siamo noi debitori all’Ucraina: ha fatto capire al mondo intero quanto possa essere difficile piegare un popolo libero”. L’Europa è unita.