Draghi telefona a Putin: Si sblocchi il grano ucraino. Dal Cremlino nessuno spiraglio per la pace
Le rassicurazioni sul fronte delle forniture ininterrotte di gas all’Italia sembrano essere l’unico risultato positivo portato a casa dal governo italiano dopo che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso l’iniziativa di telefonare a Vladimir Putin con l’intenzione di chiedergli di sbloccare le grosse riserve di grano ucraino così da evitare gli effetti drammatici di una crisi alimentare globale che, nei paesi più poveri, si sta già facendo sentire. Niente da fare invece. Il presidente russo va avanti per la sua strada. Strada che nelle ultime ore sembra essere quella di un’escalation militare addirittura più accesa in certe zone dell’Ucraina, dopo gli effetti già devastanti di distruzione morte visti in 92 giorni di guerra.
A poco serve l’allarme lanciato al telefono da Draghi relativo allo spettro di una carestia nei paesi in via di sviluppo proprio a causa del blocco imposto dal Cremlino alle esportazioni di grano ucraino. Putin è subito ricorso allo scarico di responsabilità e, come è ovvio che fosse, ha dato la colpa della situazione in atto alle mine disseminate dagli ucraini nel Mar Nero. Non solo. C’è anche il tema delle sanzioni imposte a Mosca dall’Ue: a quanto pare Putin chiede di revocarle in cambio di qualunque altra concessione.
Il capo del nostro esecutivo ha comunque fatto sapere al numero uno del Cremlino di voler insistere nel cercare una soluzione e si riserva di parlarne anche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per quanto riguarda gli scenari futuri, Draghi ha escluso, senza mezzi termini, prospettive di pace affermando chiaramente che, almeno per il momento, non ha riscontrato nelle parole e nell’atteggiamento del presidente russo “alcuno spiraglio di pace”. Il premier ha raccontato che, tralasciando la parte dedicata alla crisi alimentare, la telefonata si è risolta quasi in un monologo del leader russo, intento a ribadire le sue ragioni.
“Ha parlato soprattutto lui”, ha spiegato Draghi nella breve conferenza stampa che si è tenuta dopo il Consiglio dei ministri. Scopo del colloquio era “chiedere se si potesse far qualcosa per sbloccare” i milioni di quintali di grano bloccati nei porti ucraini che potrebbero marcire – ha detto il premier – mentre in alcuni Paesi africani si rischia una crisi alimentare di “proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili“. Ad ogni modo, come detto, Putin non ha perso tempo ed è tornato subito a chiedere la revoca delle sanzioni occidentali spiegando che proprio queste restrizioni agiscono come fattore destabilizzante sui mercati. A fronte di una revoca delle sanzioni, è la posizione del capo del Cremlino, la Russia sarebbe pronta ad esportare i suoi cereali e fertilizzanti.