G20 a New Delhi: la Meloni vedrà Modi e Li Qiang. Climate change e transizione energetica i grandi nodi
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è atterrata a New Delhi, accolta dal ministro dell’agricoltura Shobha Karandlaje. Domani e domenica parteciperà al G20 che si apre in India che si presenta al consesso con il nuovo nome di Repubblica di Bharat. Grandi assenti per scelta il presidente russo Vladimir Putin e il cinese Xi Jinping. Mentre l’Ucraina non è stata invitata.
Tra i bilaterali seganti nell’agenda della premier Meloni, ci sarebbe anche quello con il padrone di casa, Narendra Modi e con il primo ministro cinese Li Qiang. La richiesta di un incontro con quest’ultimo, era già stata avanzata al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per chiarire la questione ‘via della Seta’. Durante la recente missione a Pechino, il titolare della Farnesina ha fatto capire che l’Italia non intende rinnovare il memorandum in quanto “non ha prodotto i risultati sperati”. Tajani aveva quindi sottolineato che “il partenariato strategico con la Cina, inaugurato da Berlusconi nel 2004, è molto più importante” del memorandum firmato dal primo governo Conte nel 2019. Dichiarazioni confutate invece dal ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, secondo cui la nuova via della Seta ha invece funzionato, con l’interscambio commerciale che negli ultimi 5 anni è passato da 50 a 80 miliardi di dollari. L’Italia deve giocare bene le sue carte vista la sua posizione in bilico nel braccio di ferro che ormai si gioca da tempo tra Stati Uniti e Cina.
Biden vuole approfittare dell’assenza di Putin e Xi per rafforzare l’influenza Usa. Al posto del presidente Putin ci sarà il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Il presidente americano, che finora sembra non aver contratto il Covid nonostante il contagio delle first lady, punta in questo weekend su un successo che freni il continuo crollo nei sondaggi ed esorcizzi lo spettro di un impeachment da parte dei repubblicani, mentre il figlio Hunter si avvia verso un’incriminazione entro fine mese, per il possesso illegale di una pistola.
I grandi nodi restano il climate change e la transizione energetica. Temi centrali anche sicurezza alimentare, empowerment femminile, salute, intelligenza artificiale, digitalizzazione, oltre alla questione migratoria (con l’impegno ad affrontarla anche sotto la presidenza brasiliana nel 2024) e a quello centrale del conflitto in Ucraina.
In merito al conflitto russo-ucraino, sono tanti gli spunti che Biden proverà a convertire a suo favore, partendo dagli effetti negativi, dell’uscita di Mosca dall’accordo sul grano, soprattutto per i Paesi più poveri, come quelli rappresentati dall’Unione Africana, proiettata ormai verso l’adesione permanente al G20. Ed è proprio al Global South che Biden ha riservato la mossa più attesa, la riforma della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale. Il numero 1 della Casa Bianca ha messo sul piatto altri 3,3 miliardi di dollari per entrambe le istituzioni che aiuterebbero a raggiungere quasi 50 miliardi di dollari in prestiti Usa a Paesi a reddito medio e poveri e fino a 200 miliardi di dollari in tutto il mondo.