Guerra elettronica, la Cina ferma l’export di gallio e germanio. E l’Ue osserva preoccupata
Stop all’esportazione di gallio e germanio, due importanti materiali usati per produrre semiconduttori, radar e altri componenti elettronici. Lo ha deciso il governo della Cina con lo scopo di “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali”. La mossa, annunciata dal ministero del Commercio, si profila come una risposta al blocco da parte degli Stati Uniti sulle forniture di componenti ad alta tecnologia per la produzione di chip.
La nuova decisione di bloccare l’export dei due importanti materiali è solo l’ultimo step della battaglia globale per il controllo della tecnologia di produzione di chip per la produzione dei beni più diffusi: dagli smartphone alle auto a guida autonoma, fino ai computer avanzati e alla produzione di armi. La mossa, tra l’altro, è maturata pochi giorni dopo che l’Olanda ha annunciato nuove restrizioni all’export di alcune apparecchiature per produrre i semiconduttori. Anche il Giappone e gli Stati Uniti hanno adottato misure simili per limitare l’accesso delle aziende cinesi a chip e attrezzature per la loro produzione.
L’Europa osserva e monitora la situazione, sperando che i problemi possano essere risolti al più presto. Anche perché il gallio e il germanio, utilizzati pure per i pannelli solari, sono nell’elenco dell’Ue delle materie prime critiche, considerate “cruciali per l’economia europea”. La Cina è il più grande produttore mondiale di gallio (94%) e tra i principali produttori ed esportatori di germanio (67%), secondo l’Us Geological Survey.