Guerra in Ucraina, Erdogan sente Putin e Zelensky. Il leader russo ordina il cessate il fuoco per il Natale ortodosso
Mentre sul fronte continuano i combattimenti tra le truppe russe e le forze armate ucraine, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan tenta l’ennesima mediazione. Il leader di Ankara ha sentito telefonicamente prima il presidente russo Vladimir Putin e poi quello ucraino Volodymyr Zelensky. Durante il colloquio con Putin ha ribadito che gli sforzi per giungere a una pace in Ucraina devono essere sostenuti da un “cessate il fuoco unilaterale”, nonché da una “visione per una soluzione equa”. Obiettivo sul quale Mosca sembra essere disposta a ragionare a patto che Kiev soddisfi “le richieste note e tenga conto delle nuove realtà territoriali”. Riferimento esplicito ai territori annessi illegalmente attraverso i referendum “farsa” di fine settembre. I due leader, ha fatto sapere Reuters, hanno poi discusso di energia, relazioni bilaterali e di Siria.
Durante il colloquio con Zelensky, il presidente turco si è invece detto “pronto a mediare per una pace duratura” tra Kiev e Mosca. La presidenza turca ha riferito in una nota che i due leader hanno parlato di aiuti umanitari, del sostegno energetico di Ankara a Kiev e degli sviluppi legati all’accordo sul corridoio del grano. Sottolineando poi che il lavoro sullo scambio di prigionieri continua, Erdogan ha offerto il contributo a livello diplomatico del suo Paese anche per accelerare il processo relativo alla messa in sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhya. Dal canto suo il presidente ucraino Zelensky si è detto “contento” che la “Turchia sia pronta a partecipare alla formula di pace di Kiev”.
Vladimir Putin ha intanto ordinato il cessate il fuoco in Ucraina da mezzogiorno del 6 gennaio alle 24 del 7 gennaio in occasione del Natale ortodosso. Lo comunica il Cremlino. La proposta era stata avanzata con un comunicato, pubblicato sulla Tass, dal Patriarca di Mosca Kirill. Tentativo che era stato rimandato al mittente dal consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak che aveva detto di ritenere la proposta di tregua una “cinica trappola” propagandistica.