Israele, Netanyahu: “Fermerò la riforma”. Continuano intanto le proteste e gli scioperi
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha informato gli alleati della coalizione di governo che intende sospendere la riforma giudiziaria. Il ministro della Giustizia Yoav Gallant avrebbe capito e riconosciuto che non c’è altra scelta. Intanto il ministro della Sicurezza nazionale, uno dei membri del gabinetto più a destra, ha annunciato l’intenzione di dimettersi, ma assicurato che sosterrà l’esecutivo dall’esterno.
In Israele, dopo il licenziamento da parte del premier Netanyahu del ministro della Difesa, i leader delle proteste anti riforma avevano indetto da subito una manifestazione a Tel Aviv. Lo stesso presidente Isaac Herzog aveva chiesto a Netanyahu di fermare la riforma della giustizia facendo riferimento anche ai disordini avvenuti nel Paese: ieri infatti sono state oltre 600mila le persone scese in piazza in Israele per protestare e una manifestazione di massa era stata annunciata per oggi alle 14 davanti la Knesset a Gerusalemme.
Il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani in mattinata e prima del discorso del premier, ha annunciato l’arresto immediato di tutti i decolli dall’aeroporto di Tel Aviv in segno di protesta contro tale riforma. Poco prima il leader della centrale sindacale aveva preannunciato uno sciopero generale in tutto il Paese se Netanyahu non avesse fermato quella riforma.
È stato bloccato da uno sciopero a sorpresa anche il porto commerciale di Ashdod, nel sud del Paese. Anche le università hanno annunciato lo stop ad oltranza delle lezioni in quanto, perché – dicono – non ci può essere vita accademica dove non c’è più democrazia. Agitazioni fra i dipendenti del ministero della giustizia. I mezzi di trasporto pubblico sono stati invece autorizzati a continuare a fornire i loro servizi per consentire ai dimostranti di raggiungere Gerusalemme per partecipare ad una grande manifestazione di fronte al parlamento.