La fuga dei profughi dalla Turchia attraverso la Grecia: il ricatto di Erdoğan all’Ue
E’ sempre più emergenza profughi dalla Siria, dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha deciso di aprire le frontiere per permetter ai profughi di raggiungere l’Europa.
La decisione è stata presa da Erdoğan dopo l’uccisione di 33 soldati turchi nel nordovest della Siria, alla fine della settimana scorsa. L’aviazione turca ha abbattuto tre jet dell’esercito siriano di Bashar al Assad. Alcuni droni turchi hanno distrutto postazioni e convogli delle truppe siriane.
L’aviazione e la difesa anti missile della Russia, presenti nella zona, si sono astenute dall’intervenire per difendere l’alleato siriano, mandando un segnale politico chiaro.
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fatto appello affinché la Mezzaluna rispetti gli impegni assunti con l’Accordo sui migranti del 2016. “Riconosco che la Turchia è in una situazione difficile riguardo ai rifugiati e ai migranti – ha spiegato von der Leyen –, ma quanto vediamo ora non può essere una risposta o una soluzione”.
Molto più secca la reazione della Cancelliera tedesca, Angela Merkel: che ha definito “inaccettabile” la condotta di Erdogan, accusandolo di aver costretto i rifugiati ad andare in un vicolo cieco. Oggi von der Leyen si recherà in Grecia, accompagnata dal presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli e da quello del Consiglio Europeo, Charles Michel. Incontreranno prima il premier, Kyriakos Mitsotakis, e successivamente andranno su quel confine dove sono assiepati in oltre 10mila, nella speranza di poter entrare in Unione Europea. Atene è la prima a essere preoccupata per come si sta mettendo la situazione. Il leader ellenico ha chiesto che venga convocata in modo urgente una riunione dei ministri dell’Interno e ha sospeso per un mese le domande di asilo per impedire l’ingresso di nuovi migranti provenienti dalla Turchia. Tutto questo mentre un tribunale greco ha condannato i primi migranti fermati per aver attraversato illegalmente il confine a quattro anni di carcere.
La Turchia dal canto suo, ha accusato la guardia costiera greca di aver cercato di “affondare” un gommone di migranti diretto verso le isole greche al largo della costa turca di Bodrum, da cui era partito. Secondo le autorità turche, che hanno diffuso un video dell’accaduto, sarebbero anche stati sparati alcuni colpi di avvertimento e usati bastoni per allontanare il natante. I migranti sarebbero poi stati soccorsi dalla guardia costiera turca.
Dunque i prossimi giorni saranno particolarmente intensi: dopodomani Erdoğan incontrerà il presidente russo Vladimir Putin, ma prima dovrà parlare con gli inviati di Donald Trump, James Jeffrey e l’ambasciatrice Usa all’Onu, Kelly Craft, che si recheranno ad Ankara proprio per discutere della situazione a Idlib.
La rappresaglia della Mezzaluna non si è mai fermata: il ministro della Difesa, Hulusi Hakar, ha dichiarato che fino a questo momento le armate di Ankara hanno neutralizzato 2.557 militari nemici, nonché numeroso materiale bellico di Damasco, fra cui 8 elicotteri, 103 carri armati, 78 lanciarazzi e 3 postazioni anti aeree. Una potenza smentita dal governo di Assad, che ha chiuso lo spazio aereo e annunciato di avere abbattuto sei droni turchi. Recep Tayyip Erdogan mostra determinazione e ottimismo, sperando che a Idlib si arrivi a una tregua in modo rapido.
Di fronte alla presa di posizione di Erdoğan l’Ue prova a reagire: con una missione dei vertici europei in Turchia. L’alto rappresentante per la politica estera, Borrelle il commissario Lenarcic, avranno una serie di colloqui ad Ankara. I presidenti di Commisione, Consiglio e Parlamento Ue, von der Leyen, Michel e Sassoli saranno invece alla frontiera greco-turca dove sono ammassati migliaia di migranti, dopo la decisione di Ankara di aprire le frontiere e di Atene di sospendere le richieste di asilo.