Medio Oriente, l’Onu: “A Gaza rischiamo di perdere una generazione”
La guerra in Medio Oriente prosegue tra lavoro della diplomazia e notizie terribili dal fronte. Dopo quasi tre settimane dall’ultimo contatto, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha sentito il premier israeliano Netanyahu. Intanto, l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite, lancia l’allarme: “A Gaza corriamo il rischio di perdere una generazione”. Secondo gli ultimi dati, infatti, almeno il 60% delle case di Gaza sono state distrutte o danneggiate. Nove scuole su 10 hanno subito danni significativi.
Israele e l’Italia. In tutto questo, il capo di Stato maggiore israeliano, ha assicurato che i vertici dell’esercito si rendono conto del fardello ricaduto sui riservisti, aggiungendo: “Stiamo attuando un piano in base al quale una parte delle forze di riserva vengono ora congedate, ben sapendo al tempo stesso che dovremo richiamarle di nuovo”. Il ministro degli esteri Antonio Tajani invece annuncia: “Pronti a inviare italiani in missione ONU nella Striscia”.
Benjamin Netanyahu in forte calo nei sondaggi. Continua a scendere la popolarità del premier israeliano. Attualmente è fermo al 31%, rispetto al 50% del leader centrista Benny Gantz. Inoltre, tira aria di fronda nel Likud nei suoi confronti. Nella base del partito, infatti, sta salendo la consapevolezza che Netanyahu non manterrà la promessa di distruggere Hamas e di far ritornare tutti gli ostaggi.
La posizione dell’Unione Europea. Il Consiglio dell’Ue nel frattempo ha istituito un quadro specifico di misure restrittive che consentirà all’Unione europea di ritenere responsabile qualsiasi individuo o entità che sostenga, faciliti o consenta azioni violente di Hamas e della Jihad islamica palestinese.
L’offensiva israeliana continua. Intanto nella notte tra venerdì e sabato si sono concentrati al Sud di Gaza i bombardamenti delle forze armate israeliane, in particolare nell’area di Khan Younis. Dopo una settimana di blackout, in alcune zone di Gaza le comunicazioni, secondo l’operatore palestinese Paltel, stanno gradualmente riprendendo. Nel frattempo in Israele, decine di famiglie di ostaggi si sono accampate durante la notte fuori dalla casa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea per chiedere un accordo che consenta di salvare la vita ai loro cari.