Proteste in Bielorussia, folla oceanica per la “Marcia per la libertà”
Ottavo giorno di proteste in Bielorussia contro le contestate presidenziali del 9 agosto che hanno riconfermato per un sesto mandato Aleksandr Lukashenko, al potere da 26 anni. In piazza due cortei contrapposti.
Alle 14 di Minsk, le 13 in Italia, è iniziata la “Marcia per la libertà” indetta con un video-messaggio dalla candidata dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaja che ha cercato momentaneamente asilo in Lituania. Secondo i manifestanti, Lukashenko avrebbe truccato i risultati elettorali che gli hanno assegnato l’80% dei voti contro il 10% per Tikhanovskaja.
Poche ore prima invece si è tenuta una manifestazione filo-governativa a cui è intervenuto lo stesso presidente bielorusso. Il neo rieletto ha lanciato dal palco un appello “perché, per la prima volta in un quarto di secolo, difendiate l’indipendenza del vostro Paese”. Poi ha ribadito che il voto contestato non sarà ripetuto. Lukashenko ha anche accusato la Nato di aver ammassato forze sul suo confine occidentale.
Una vera e propria folla oceanica con indosso i colori bianco e rossi della bandiera pre-sovietica – diventata il vessillo dell’opposizione – si sono messi in marcia per partecipare alla “Marcia per la libertà”.
Secondo le stime, circa 150-200mila persone si sono radunate di fronte al museo che commemora la vittoria staliniana della seconda guerra mondiale fatto costruire pochi anni fa da Lukashenko sulla cui sommità sventola una bandiera sovietica. La folla urla: “Dimettiti”. Secondo gli osservatori, si tratta del più grande raduno nella storia della Bielorussia indipendente. Simili massicce manifestazioni si stanno tenendo in diverse città della Bielorussia, come Brest o Grodno.
La Russia si dice intanto pronta ad un intervento militare se necessario. Stamattina si è tenuta la seconda telefonata in due giorni tra Aleksandr Lukashenko e Vladimir Putin. Nel corso del colloquio, i due leader hanno hanno “riaffermato l’accordo per cui nel caso di un aggravarsi della situazione in termini di minacce esterne, le parti reagiranno congiuntamente in conformità con le disposizioni fornite dal Trattato di Sicurezza Collettiva”. Il presidente russo Putin ha ribadito, dopo l’appoggio già annunciato il 15 agosto, di essere pronto a dare supporto anche militare a Lukashenko se necessario.