Sudan: in bilico la tregua. Preoccupa l’occupazione di un laboratorio con campioni di virus
Sembra già vacillare in Sudan la delicatissima tregua di 72 ore scattata alla mezzanotte tra il 24 e il 25 aprile anche se non mancano reciproche accuse tra le parti belligeranti di vicendevoli violazioni al cessate il fuoco.
La tre giorni di tregua sponsorizzata anche dal segretario di Stato americano Antony Blinken, è apparsa in bilico fin dalle prime ore, con aerei militari in volo sopra la capitale e suoni di spari ed esplosioni. I paramilitari delle Rsf hanno scritto sul proprio account Twitter, aggiornatissimo e affiancato a quello dello stesso Generale Dagalo, che “l’esercito sudanese ha violato il cessate il fuoco continuando ad attaccare Khartoum via aereo, cosa che è una chiara violazione dell’accordo di cessate il fuoco”. Questo, aggiungono i paramilitari, “conferma l’esistenza di diversi centri di decisione all’interno delle forze armate golpiste e degli avanzi del defunto regime”.
Di questa tregua seppur incerta, potrebbero approfittare fino a 270.000 persone in fuga verso il Ciad e il Sud Sudan. La rappresentante dell’Unhcr in Ciad Laura lo Castro ha fatto sapere che nel Paese sono arrivati 20.000 rifugiati e le previsioni parlano di 100.000 persone “nel peggiore dei casi”. Dall’inizio del conflitto, 10 giorni fa, sono almeno 400 le vittime e oltre 3.700 i feriti.
L’Oms intanto esprime preoccupazione per l’occupazione da parte dei combattenti di un laboratorio pubblico centrale che contiene campioni di virus e malattie, tra cui la polio e il morbillo, creando una situazione “estremamente pericolosa”. e “un enorme rischio biologico”.
Drammatiche le testimonianze degli italiani fuggiti dal Paese. Stefano Rebora, presidente dell’ong Music for Peace e tra gli italiani evacuati da Khartoum, ha raccontato all’Adnkronos quanto visto nella capitale durante il tragitto. Khartoum è “tutta distrutta, l’aeroporto è stato raso al suolo e così Africa Road, la via dei ristoranti. In mezzo alle strade ci sono tank e macchine rovesciate e si vedono i crateri provocati dalle armi pesanti. In alcune aree ci sono cadaveri sparsi ovunque perché, a causa degli scontri, è troppo pericoloso recuperarli e quindi vengono abbandonati sul ciglio della strada”.