Summit Ue, ancora nessun accordo sulle nomine. Tajani: “sostegno a von der Leyen”
Summit Ue. Intesa rimandata dopo il primo euroconclave chiamato a scegliere o riconfermare i vertici nella nuova legislatura. Sebbene nessuna decisione ufficiale fosse prevista, ci si aspettava almeno un accordo di massima dalla cena informale dei 27, perché la rosa di nomi proposti per i top jobs era giudicata sostanzialmente solida, con Ursula von der Leyen in pole per la riconferma alla Commissione Ue.
Gli altri nomi. Il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio Ue e la liberale estone Kaja Kallas al ‘ministero degli Esteri’ Ue. La conferma di Roberta Metsola al Parlamento – che però sceglie in autonomia – completerebbe la squadra.
Charles Michel: “Abbiamo una direzione giusta ma in questo momento non c’è accordo, ma è nostro dovere concludere entro la fine del mese”, ha detto il presidente del Consiglio al termine della cena dei leader.
Due ore di ritardo. La riunione informale è slittata a causa degli incontri tra i mediatori dei partiti di maggioranza: Emmanuel Macron e Mark Rutte per i Liberali; Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe; Olaf Scholz e Pedro Sanchez per il Pse. Un ritardo che ha creato qualche malumore tra i capi di Stato e di governo – Italia compresa – al di fuori dei tre partiti di maggioranza, che ne hanno approfittato per rimarcare il problema di un “metodo” che esclude di fatto alcuni Paesi dal processo decisionale.
A proposito di ‘metodo’ e di ‘merito’, Giorgia Meloni ha sollevato una questione. Per la premier italiana, non sarebbe corretto l’iter di presentare un pacchetto già confezionato di nomi, senza prima aver effettuato una discussione collegiale e complessiva sull’idea di Unione per i prossimi anni. Una linea su cui ha trovato il supporto di alcuni colleghi. La presidente del Consiglio ha anche ribadito che l’Italia chiede ” il giusto peso”, come Paese fondatore, seconda manifattura d’Europa, terzo Stato per abitanti.
Antonio Tajani: “Ribadisco il mio sostegno a von der Leyen”. Il vicepremier e leader di Forza Italia su X ha scritto: “Le elezioni hanno confermato la fiducia nella nostra famiglia politica. Forza Italia avrà un ruolo centrale nel Ppe, a partire dalla scelta di chi guiderà la Commissione Ue. A Bruxelles io ho ribadito il sostegno a Ursula von der Leyen, con la quale ho parlato di priorità per l’Italia e l’Ue”.
Giorgia Meloni ha anche avuto un bilaterale con Viktor Orban. Uscendo dalla hall dell’hotel nell’Ilot Sacré, nel centro storico di Bruxelles, il premier ungherese ha detto: il bilaterale “è andato bene. È sempre positivo collaborare con gli italiani”. Fidesz, il partito dell’ungherese, non fa parte della famiglia dei Conservatori, l’Ecr, guidati invece da Fratelli d’Italia e i negoziati per l’ingresso degli ungheresi nel gruppo andrebbero avanti già da qualche mese, non senza l’ostruzionismo di alcuni membri dell’Ecr, che non vedono di buon occhio l’avvento di Orban, che dal canto suo ha detto: “La volontà del popolo europeo è stata ignorata”. Quindi l’invito alle destre a unirsi “contro i burocrati”.
Insomma il Ppe continua a lavorare per allargare il consenso. Il primo ministro croato Andrej Plenkovic ha assicurato: “Nessuno mette in discussione bis von der Leyen” . Gli fa eco il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Ci riuniamo qui dopo le elezioni europee che hanno portato una maggioranza stabile di Ppe, socialdemocratici e liberali, e questo è la base per sostenere la presidenza della Commissione”.
Verdi disponibili per un’alleanza, ma senza FdI. La co-presidente Terry Reintke, parlando con la stampa al Consiglio europeo per la cena dei leader ha ribadito: “Siamo disponibili a entrare in una coalizione a sostegno della presidenza della Commissione europea per proseguire le politiche del Green Deal, ma mai con una partecipazione formale anche di Fratelli d’Italia”, chiude netta la Reintke.