Tensione in Libia: milizia armata circonda la sede del governo a Tripoli. Elezioni bloccate
E’ sempre più caos in Libia. Le già flebili speranze di nuove e elezioni sono state cancellate dalla Brigata Al-Samoud, una milizia armata che ha circondato la sede del governo a Tripoli e l’ufficio del primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah. Secondo Sky News Arabia e alcuni siti di informazione locale, il leader del gruppo armato Salah Badi, ha annunciato: “in Libia non ci saranno elezioni presidenziali e chiuderemo tutte le istituzioni statali”.
Il voto era previsto il 24 dicembre, ma le elezioni che, dovrebbero traghettare la Libia fuori dal caos a dieci anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, erano già fortemente in bilico dopo che a circa due settimane dal voto l’Alta Commissione elettorale libica, aveva annunciato il rinvio con data da destinarsi, della pubblicazione della lista definitiva dei candidati presidenziali, bloccando di fatto la campagna elettorale.
Il presidente Mohammed al Menfi, che ha chiesto l’intervento delle forze di sicurezza, e i membri del Consiglio presidenziale sono stati trasferiti in luoghi sicuri, dopo minacce di attacchi alle loro abitazioni. A scatenare le tensioni sarebbe stata la decisione del Consiglio di presidenza, di sollevare dal suo incarico il comandante del distretto militare di Tripoli, Abdel Basset Marwan e l’intenzione di sostituirlo con il generale Abdel Qader Mansour.
Salah Badi, leader della milizia, dal novembre 2018, è stato inserito nella lista nera del Consiglio di sicurezza dell’Onu e secondo al Arabiya, ha lanciato un duro attacco contro l’inviata delle Nazioni Unite, Stephanie Williams, che si è recata a Misurata per incontrare le autorità locali ma anche i leader militari e alcuni gruppi armati in vista delle elezioni. Badi ha affermato che Williams “ha un ruolo criminale in Libia” e ha criticato le norme elettorali.
Chi corre per il voto. Le elezioni vedrebbero in corsa il generale Khalifa Haftar ( figlio del colonnello Seif al Islam Gheddafi) e lo stesso premier Dbeibah. Una sfida potenzialmente allargata anche al presidente del parlamento di Tobruk Aqila Saleh, all’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha e al già vicepremier Ahmed Maitig, ma i recenti avvenimenti potrebbero mischiare le carte dei candidati, oltre a far slittare il voto al 2022.