Trump e la minaccia a Putin: “Pace subito in Ucraina o sanzioni”

Subito la pace oppure arriveranno delle sanzioni. È questo – in sintesi – il messaggio che Donald Trump ha inviato alla Russia di Vladimir Putin e agli altri Paesi che partecipano in qualche modo al conflitto in Ucraina. Un messaggio diretto, in pieno stile Trump, che alza la pressione con toni minacciosi che lo zar – però – non ha mai gradito. Ed estende l’avvertimento a chi lo sostiene, pur senza fare nomi, anche se appare evidente che si tratta di Iran e Corea del Nord, che forniscono apertamente assistenza militare a Mosca. E forse anche, sullo sfondo di un negoziato più ampio, della Cina, il cui supporto all’economia di guerra russa è di vitale importanza.

Nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, Trump era rimasto stranamente in silenzio sull’Ucraina. Ma poche ore dopo, parlando con i reporter nello Studio Ovale, era stato più duro di quanto ci si aspettasse con Putin. “Dovrebbe fare un accordo, penso che stia distruggendo la Russia non facendolo”, aveva spiegato, puntando il dito sulle difficoltà economiche, “con una inflazione verso il 10%”, e sul grande numero di soldati russi uccisi. “Non può essere entusiasta, non sta andando molto bene, non sta facendo una bella figura. Penso che farebbe bene a porre fine a quella guerra”. Il giorno dopo Trump ha evocato “probabili sanzioni” in caso di mancato negoziato. Quindi ha mostrato i muscoli su Truth: “Non cerco di fare del male alla Russia. Amo il popolo russo e ho sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin, e questo nonostante la bufala della sinistra radicale” del Russiagate, ha premesso, ricordando anche che Mosca “ci ha aiutato a vincere la Seconda guerra mondiale, perdendo quasi 60 milioni di vite”, una cifra doppia a quella stimata dagli storici.

Per ora il Cremlino tace ma mantiene la sua apertura a una telefonata Trump-Putin, ma attende di sentire “qualcosa di più chiaro da Washington”. Trump, che aveva promesso di risolvere il conflitto in 24 ore, vuole mantenere la promessa di un accordo almeno nei suoi primi 100 giorni. E per mantenere la pressione ha già detto che è pronto anche ad aumentare la fornitura di armi a Kiev. Intanto il suo piano iniziale prevede il temporaneo congelamento del fronte, senza riconoscimento dei territori occupati dai russi e con forze di pace lungo il confine inviate dai Paesi europei, cui ha chiesto di aumentare fino al 5% le spese militari del Pil nell’ambito del quadro Nato. Ma da Davos Volodymyr Zelensky ha ammonito che qualsiasi forza di peacekeeping in Ucraina deve includere gli Stati Uniti e ha sollecitato l’Europa a darsi una mossa.