Trump non si ferma: dazi sulla Cina al 104%. Il 17 aprile la premier sarà a Washington


Donald Trump apre a negoziati “su misura” sui dazi con “quasi 70 Paesi” in coda per parlare, a partire da Corea del Sud e Giappone. Una mossa che rianima le Borse di tutto il mondo, ma con Wall Street che chiude in sensibile calo per l’escalation dello scontro frontale con Pechino, che respinge il “bullismo” economico degli Usa, attacca il vicepresidente Jd Vance e risponde colpo su colpo.
“Anche la Cina vuole fare un accordo, ma non sa come farlo partire. Stiamo aspettando la loro chiamata. Accadrà!”, ha scritto su Truth il tycoon, che ha fatto scattare il 50% di dazi in più al Dragone come aveva minacciato di fare se Pechino non avesse revocato le sue misure ritorsive al primo round di tariffe Usa del 34%. L’inasprimento, che farà aumentare le tariffe verso alcuni prodotti cinesi sino al 104%, scatterà da oggi, 9 aprile, quando entreranno in vigore i dazi aggiuntivi per tutti gli altri Paesi del mondo. Ma Pechino promette battaglia. Il ministero del Commercio ha avvisato che la Cina non accetterà mai “la natura ricattatoria” dei dazi americani e considera le ultime minacce “un errore dopo un altro”. Poi è arrivato il primo duro attacco diretto da parte della leadership mandarina: “Si tratta di un tipico atto di unilateralismo, protezionismo e prepotenza economica”, ha accusato il premier cinese Li Qiang, che in una telefonata con la presidente del Consiglio Ue Ursula von der Leyen ha anche assicurato che Pechino dispone “di sufficienti strumenti di politica di riserva per tutelarsi del tutto da influenze esterne avverse”.
Le authority finanziarie cinesi, i gestori dei fondi statali e le imprese collegate allo Stato hanno già cominciato a sostenere i mercati azionari del Paese, mentre le autorità hanno lasciato indebolire lo yuan per rendere più competitivo l’export. Insomma, Pechino non vuole apparire debole e piegarsi all’avversario numero uno, con cui si gioca la sfida per la leadership globale nei prossimi decenni.
Difficile ma non impossibile appare anche la partita con l’Ue, che Trump ha accusato di “fregare” commercialmente gli Usa mentre Washington paga per la loro difesa.
Pure Bruxelles prepara i controdazi, ma vuole anche un negoziato e avanza proposte, benché finora non sembrino sufficienti e il tycoon chiede che l’Europa compri più energia americana per riequilibrare il deficit. Promettono bene invece i primi contatti negoziali con Israele, Giappone e Corea del Sud. Trump ha sbandierato su Truth “l’ottima telefonata” con il presidente ad interim di Seul e la “probabilità di un grande accordo per entrambi i Paesi” dopo aver parlato con lui “del loro enorme e insostenibile surplus, di tariffe, cantieristica navale, acquisto su larga scala di Gnl statunitense, la joint venture in un oleodotto in Alaska e il pagamento per la nostra protezione militare”.
Intanto la premier italiana Giorgia Meloni sarà a Washington giovedì 17 aprile per un colloquio con il presidente Usa Donald Trump. “La sfida da esplorare è quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la Presidente von der Leyen lo ha ribadito ieri, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula “zero per zero”. In questo mi pare che ci sia da parte della presidente della Commissione e da parte del Commissario al Commercio che sta trattando, una disponibilità. È questo il negoziato che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile e ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il Presidente degli Stati Uniti”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al tavolo con le imprese sui dazi.