Voto Usa: Kamala Harris annulla il divario con Trump e incassa 200 milioni di dollari
A cento giorni dall’Election Day è sempre più testa a testa tra Donald Trump e Kamala Harris. Secondo un sondaggio del Wall Street Journal, la vicepresidente è indietro di sole due lunghezze, dopo aver eroso il vantaggio di sei punti che Trump aveva su Joe Biden prima del ritiro. Mentre in una gara con candidati terzi o indipendenti scavalca addirittura il tycoon.
Secondo un altro sondaggio Abc News/Ipsos la Harris sta inoltre registrando un aumento nel suo indice di gradimento tra gli americani, balzata al 43%, mentre chi non la vede con favore rappresenta il 42%: una settimana fa la percentuale era rispettivamente del 35% e del 46%. Tra gli indipendenti il 44% ha un’opinione favorevole di lei, in aumento rispetto al 28% di una settimana fa, mentre ha un’opinione contraria il 40%, in leggero calo rispetto al 47% della scorsa settimana. L’effetto positivo del cambio di candidatura potrebbe durare almeno sino alla convention dem (19-22 agosto), in attesa della scelta del vice che dovrebbe concludersi tra l’1 e il 7 agosto.
La Harris ha incassato 200 milioni di dollari in meno di una settimana dall’addio di Biden. Intanto la vice avanza come un rullo compressore e raccoglie una cifra sbalorditiva che secondo gli organizzatori della campagna è la dimostrazione dell’entusiasmo che circonda la sua corsa: “Lo slancio e l’energia per la vicepresidente Harris sono reali, così come i fondamenti di questa corsa: queste elezioni saranno molto serrate e decise da un piccolo numero di elettori in pochi Stati”, ha scritto in una nota Michael Tyler, il direttore delle comunicazioni di ‘Harris for President’.
Harris: “Siamo sfavoriti ma ora abbiamo slancio”. La vicepresidente carica i suoi sostenitori ammettendo: “Abbiamo una battaglia davanti a noi, e siamo gli sfavoriti in questa corsa, ok? Ma questa è una campagna alimentata dalla gente, e ora abbiamo slancio”, ha detto la Harris durante un evento di raccolta fondi in Massachusetts. L’attuale vicepresidente ha definito Donald Trump un “bullo” che vuole limitare “gran parte dei diritti fondamentali” e lo ha criticato perché non vuol sentire parlare di un dibattito con lei nell’immediato: “Spero che riconsideri la sua decisione perché abbiamo molto di cui parlare”.
Trump: “Harris è una pazza della sinistra radicale”. Il tycoon attacca la rivale davanti ai suoi sostenitori in Minnesota, sottolineando che quando nello studio ovale c’era lui “non ci sono state guerre”. “Una presidenza di Kamala Harris significherebbe altri quattro anni di estremismo, debolezza, fallimento, caos e probabilmente la Terza Guerra Mondiale”. Trump si dice quindi sicuro che “questo novembre, il popolo americano respingerà il folle estremismo liberale di Kamala Harris con un’enorme vittoria”.
Trump: “Saremo la cripto capitale del pianeta”. L’ex presidente vuole cavalcare l’onda bitcoin e sta infatti diventando il riferimento di quei sostenitori della ‘moneta virtuale’ che per anni ha criticato. Balzano subito alla mente infatti le sue critiche alla criptovaluta definita “not money” e “altamente volatile, basata sull’aria rarefatta”, “una catastrofe imminente”. Sembra ormai lontanissima quella dichiarazione fatta su Twitter nel 2019: “Abbiamo solo una vera valuta in Usa ed è più forte che mai: si chiama dollaro americano”. Da allora c’è stata una decisa inversione di marcia tanto da essere invitato come ospite d’onore alla Bitcoin conference a Nashville, il più grande raduno annuale del settore, dove ha promesso di fare degli Usa “la cripto capitale del pianeta e la superpotenza bitcoin del mondo”. Il tycoon ha assicurato anche che creerà un consiglio presidenziale sulle criptovalute “con regole scritte da persone che amano la vostra industria, non che la odiano come Joe Biden e Kamala Harris” e ha promesso di licenziare Gary Genser, il presidente della Sec, nominato da Biden che ha sempre avuto un atteggiamento regolatorio aggressivo verso le criptovalute.
Kamala Harris corre ai ripari. La vicepresidente. al contrario di Joe Biden, sta cercando di venire incontro all’insofferenza del settore per la mancanza di regole e secondo il Financial Times, il suo team avrebbe già preso contatti con le società più importanti per ricalibrare le relazioni con il settore e dimostrare che il partito democratico non è “anti business” ma “pro-business, responsible business”. La Harris sta recuperando terreno anche nella Silicon Valley, dove molti imprenditori si sono allineati con il tycoon. Sia lei che il marito, l’avvocato Doug Emhoff, hanno sempre mantenuto ottimi rapporti con Big-Tech in quello che è il loro home state, la California.