Caos nella maggioranza sulle presidenze delle commissioni. Grasso bocciato, Speranza lascia il Cdm
Via libera di Senato e Camera allo scostamento di bilancio da 25 miliardi. I sì a palazzo Madama sono stati 170, gli astenuti 133 (tutto il centrodestra). Ma se in Aula i partiti di governo sono compatti e al Senato toccano quota 170, per il rinnovo di metà legislatura delle presidenze delle Commissioni parlamentari l’accordo tra Pd, M5s, Leu e Italia Viva traballa e non regge alla prova del voto segreto.
In due casi su 14, salta l’intesa tra i capigruppo delle forze di governo e due commissioni del Senato, Agricoltura e Giustizia, rimangono in mano alla Lega, facendo scoppiare il caso politico. Di mezzo ci va l’ex procuratore nazionale antimafia ed ex presidente del Senato Piero Grasso. Per lui era stata destinata la guida della commissione Giustizia a Palazzo Madama, ma al momento della votazione l’ha spuntata l’avvocato leghista Andrea Ostellari. Un “fatto di estrema gravità“ per i capigruppo di Leu, che hanno chiesto “un chiarimento immediato all’interno della maggioranza”. Il ministro Roberto Speranza, in forte disappunto, ha lasciato i lavori del Consiglio dei ministri sullo stato di emergenza, ritenendo “inaccettabile quanto avvenuto”.
Ko della maggioranza in Senato anche sulla nomina in commissione Agricoltura. La Lega ha confermato la poltrona a Gianpaolo Vallardi, mentre è stato battuto il candidato avversario, il M5s Pietro Lorefice.
Gongola il leader della Lega Matteo Salvini che subito commenta: “Con il voto segreto vengono premiati il buon lavoro e la competenza della Lega. La maggioranza è in frantumi, completamente saltato l’inciucio 5Stelle-Pd”.
Alla Camera, invece, è la nomina di Luigi Marattin alle Finanze ad agitare gli animi della maggioranza. Dieci membri del Movimento 5 stelle sono stati “trasferiti” a un’altra commissione a causa del dissenso nei suoi confronti. In realtà i malumori all’interno del Movimento erano trapelati già in giornata, quando un gruppo di deputati della commissione Esteri ha scritto una lettera al direttorio per protestare contro il nome del presidente designato dalla maggioranza. Si tratta del parlamentare dem Piero Fassino, poi effettivamente votato in serata.
Altro caso è quello del renziano Catello Vitiello in commissione Giustizia – non previsto dall’accordo – tanto che ha annunciato di rinunciare subito all’incarico per fare posto al candidato M5s Mario Perantoni. “Sono giochetti del M5s, noi non ci stiamo”, spiegano fonti di Italia Viva.