Caso Almasri, i ministri Nordio e Piantedosi riferiranno in Parlamento

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Non sarà la premier Giorgia Meloni a riferire in parlamento sul caso Almasri, il generale libico arrestato in Italia il 19 gennaio e poi scarcerato e rimpatriato. Da Palazzo Chigi, nonostante le richieste delle opposizioni, è arrivata infatti la decisione che a farlo saranno il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi. Quando si riuniranno i capigruppo della Camera e quelli del Senato per definire il calendario dei lavori, si capirà se rientreranno o meno le proteste del centrosinistra, che da giorni denuncia il comportamento di un governo che “scappa” di fronte a una questione diventata un caso politico.

Dopo la notizia dell’indagine riguardante il presidente del Consiglio, i due ministri e il sottosegretario Alfredo Mantovano, mercoledì la proposta del governo di far riferire il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è stata respinta dalle opposizioni, che poi hanno aumentato il volume della protesta quando l’ipotesi dell’informativa era stata tolta dal tavolo. Contestazioni andate in scena anche in mattinata alla Camera.
“Se non ci sarà una risposta adeguata, il Pd non sarà disponibile a riprendere i lavori d’Aula”, ha avvertito Chiara Braga, mentre dal M5s filtrava “grande perplessità” sulla minaccia lanciata dagli alleati. All’insegna del sarcasmo invece l’affondo di Matteo Renzi: “Le opposizioni unite chiedono che il governo riferisca sulla vicenda Almasri – ha notato il leader di Italia Vica –
Meloni non c’è, Nordio non c’è, Piantedosi non c’è. Saranno tutti a Roccaraso”.

“Il governo decide chi va a riferire in nome è per conto dell’esecutivo – la puntualizzazione del vicepremier Antonio Tajani – non è che decide l’opposizione chi deve andare”. Ad ogni modo, la risposta del governo è emersa alla fine di un pomeriggio in cui il tema è stato affrontato a Palazzo Chigi, dove è stata anche Giulia Bongiorno, la senatrice della Lega che ha la difesa unitaria di Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi. Sulla vicenda non è stato apposto il segreto di Stato e non inciderebbe nemmeno il segreto istruttorio, in quanto la Procura di Roma, secondo la legge, ha omesso ogni indagine inviando gli atti al Tribunale dei ministri. Da quello che filtra, nella posizione che il governo esporrà, non mancheranno riferimenti al mandato d’arresto della Corte penale internazionale sul Almasri, documenti già criticati da vari ministri nei giorni scorsi per la tempistica e gli “errori” contenuti.