Caso Siri: pressing del M5S. Salvini dice no ai processi in piazza
L’appuntamento sul caso resta quello del Cdm, definito da molti “decisivo” di mercoledì. “Non solleverò la questione della crisi di governo” in Consiglio dei ministri per il caso Siri, assicura Luigi Di Maio. L’obiettivo, precisa “è che il sottosegretario Siri non agisca per conto del governo, spero che si raggiunga questo obiettivo senza votare in Cdm, non ce n’è bisogno”. La questione “non è l’inchiesta in sé ma il fatto che un sottosegretario abbia tentato di favorire un singolo con un emendamento. È la classica storia italiana. Il tema è quell’atteggiamento da casta per il quale siccome sei al governo ti senti in grado di favorire il singolo”. Salvini, aggiunge Di Maio, “è forte solo con i deboli, abbia coraggio”. Il messaggio che arriva poi dal blog dei 5 Stelle è chiaro: “Sulla questione morale il M5s non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere’.
Salvini però non ci sta e da Firenze manda un messaggio ai pentastellati: “La cosa che mi sono impegnato a non ascoltare più, ma di cui anche oggi i giornali sono pieni, sono le critiche, le bugie e gli insulti di qualcuno che dovrebbe essere mio alleato. Non li ascolto e vado a vanti a lavorare come un treno”. E taglia corto: “I processi in Italia si fanno in tribunale e non in piazza. Funziona così in democrazia”. Il vicepremier manda anche un messaggio a Conte: “Ridurre le tasse è l’emergenza nazionale, tutto il resto viene dopo”.