Clima, Draghi: “Non stiamo rispettando gli accordi di Parigi. Corriamo rischi catastrofici”
Gli effetti del cambiamento climatico, in Italia e nel mondo, sono molto chiari. Ma la verità è che, nonostante gli innumerevoli appelli, gli impegni presi dai vari governi per contenere il riscaldamento globale, stanno venendo meno. Ne è consapevole anche Mario Draghi che, in un videomessaggio al Forum delle Maggiori Economie sull’Energia e il Clima promosso dal Presidente Usa Joe Biden, invita a fare di più.
“Dobbiamo basarci sull’accordo raggiunto nella riunione del G20 sul clima a Napoli, che sottolinea l’importanza di meccanismi di monitoraggio credibili. Questo è solo uno dei passi da compiere nei prossimi mesi e anni” dice il premier, ringraziando il leader della Casa Bianca per aver ospitato l’evento e dicendosi pronto a lavorare “con tutti per un futuro più sostenibile ed equo”.
“Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali” ricorda il presidente del consiglio. Ma, sottolinea, se è vero che “la maggior parte dei nostri Paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20”, è vero anche che “si sta venendo meno a questa promessa”. “Se continuiamo con le politiche attuali – avverte – raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo” con “conseguenze catastrofiche”. E ammetterlo, puntualizza Draghi, “è una questione di onestà. Nei confronti di noi stessi e dei nostri cittadini”.
Basti guardare agli ultimi 50 anni, un arco temporale in cui “il numero dei disastri legati ad eventi meteorologici si è quintuplicato” denuncia il presidente del Consiglio. Cinquant’anni in cui “gli incendi divorano le foreste, dalla California all’Australia”, le inondazioni devastano interene nazioni, dalla Germania alla Cina. E anche “l’Italia – sottolinea il capo del governo – sta fronteggiando l’innalzamento del livello del mare a Venezia e lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi. Gravi carenze idriche e siccità sono fenomeni sempre più frequenti e colpiscono in maniera sproporzionata alcuni paesi tra i più poveri del mondo, ad esempio in Africa”.
Il prossimo appuntamento sul clima è tra meno di due mesi a Glasgow per la COP26, dove gli “occhi del mondo”, ricorda Draghi, “saranno puntati sull’esito dei nostri negoziati. Su ciò che saremo in grado di fare per il pianeta e per le prossime generazioni”.