Covid, a cinque anni dal “paziente 1”. Il Nuovo piano pandemico inviato alle Regioni

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Era il 20 febbraio del 2020 quando all’ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone effettuato su un giovane di nome Mattia Maestri che sarà per sempre ricordato come il “paziente 1”. A distanza di 5 anni dall’esplosione del Covid-19è stato inviato alle Regioni il Piano pandemico 2025-29.

I punti chiave del nuovo testo: il piano ora considererà i principi che rappresentano i valori fondativi del Servizio sanitario nazionale, in particolare la giustizia, l’equità, la non discriminazione e la solidarietà. Si esclude l’utilizzo di atti amministrativi, come i Dpcm, per l’adozione di ogni misura che possa essere  coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e  sociali; si riconosce l’importanza dei vaccini, ma con una  precisazione: quando “approvati e sperimentati, risultano misure  preventive efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio  significativamente favorevole ma non possono essere considerati  gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni, vanno quindi utilizzati insieme ai presidi terapeutici disponibili.

“Di fronte ad una pandemia di carattere eccezionale – si legge nella bozza – si può presentare la necessità e l’urgenza di adottare misure relative ad ogni settore e un necessario coordinamento centrale, valutando lo strumento normativo migliore e dando priorità ai provvedimenti parlamentari ma è appunto escluso il ricorso a interventi coercitivi o limitativi di libertà e diritti. Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee – si puntualizza – straordinarie ed eccezionali in tal senso”.

Il fil rouge del piano è “l’efficacia”. Gli interventi dovranno essere motivati da una condizione di necessità. “Per tale motivo ogni intervento è guidato anche dai principi di precauzione, responsabilità, proporzionalità e ragionevolezza. Il conflitto che potrebbe eventualmente insorgere tra la sfera privata e quella collettiva – si legge ancora – rende necessario operare in ottemperanza al principio di trasparenza.

Ogni intervento deve essere proporzionato alle condizioni cliniche del paziente, del quale è riconosciuta l’autonomia decisionale e tutelata la dignità. Gli interventi di sanità pubblica mirano dunque ad essere inclusivi e rispettosi delle caratteristiche di ogni contesto sociale, nella piena consapevolezza che ogni tipo di misura possa gravare in maniera differente su gruppi di popolazione diversi tra loro per tratti sociali, economici, culturali, clinici.