Crisi di governo: a Palazzo Madama va in scena l’attacco diretto del premier Conte a Salvini
I punti salienti di una crisi formalizzata dopo 12 giorni di stallo: “Siamo al cospetto di una decisione oggettivamente grave, che comporta conseguenze rilevanti per la vita del paese”, queste le prime parole del premier Giuseppe Conte che riecheggiano nell’aula gremita del Senato, di un discorso durato quasi un’ora.
Il presidente del consiglio ripercorrendo le tappe della crisi: ricorda come l’8 agosto il leader leghista gli abbia comunicato che il suo partito non era più disponibile a sostenere questo governo aggiunge: “Salvini ha dimostrato “di perseguire interessi personali e di partito – ha disatteso l’impegno solenne” che era stato preso durante la formulazione del contratto di governo e ha dimostrato “scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale”.
Conte ha quindi definito “palesemente contraddittorio” il comportamento di un partito, riferendosi alla Lega, che “presenta la sfiducia senza ritirare i suoi ministri”. Aprire la crisi in pieno agosto sottolinea il premier “è un gesto di imprudenza istituzionale irriguardoso per il Parlamento e portando il paese in una vorticosa spirale di incertezza politica e finanziaria”.
Il premier si è detto molto preoccupato anche della richiesta salviniana dei pieni poteri e dell’invocare le piazze: “questa tua concezione mi preoccupa”, ha stigmatizzato Conte che, non ha mancato di sottolineare l’ingerenza di Salvini nelle competenze di altri ministri inficiando l’azione di Governo.
Il Russiagate e la stoccata sull’uso di simboli religiosi nei comizi: “Episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere i credenti e il principio di laicità dello stato moderno”. Conte riprende Salvini sul caso russiagate che coinvolge Savoini: “Ti avevo chiesto di condividere le informazioni di cui sei in possesso”.
Le dimissioni di Conte: “La decisione della Lega di presentare la mozione di sfiducia mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo. Intendo completare questo passaggio nel modo più lineare: alla fine del dibattito mi recherò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio. Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l’occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato”.
La replica di Salvini a Conte: “Rifarei tutto quello che ho fatto” con la grande forza di essere un uomo libero. Non ho paura del giudizio degli italiani, chi ha paura del giudizio degli italiani non è un uomo libero”. Poi il ministro dell’interno ha proseguito: “Pericoloso, autoritario? Bastava il Saviano di turno per questa sequela di insulti, non il premier. Un Saviano, un Travaglio, un Renzi, non il premier” ha detto citando alcuni dei giudizi espressi dal premier. “Mi dispiace che mi abbia dovuto mal sopportare per un anno, non me ne ero accorto, me ne dolgo”, ha sottolineato ironicamente il vice premier che gli ex alleati pentastellati dice: “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.
Salvini poi apre ad una trattativa: “Se volete noi ci stiamo: tagliamo i parlamentari e poi votiamo, e se vogliamo metterci pure una manovra coraggiosa per tagliare le tasse, ci siamo”.