Il Governo Draghi alla prova del Senato mercoledì, tra i mal di pancia del M5S
Dopo il giuramento e il primo Consiglio dei ministri di ieri, il neo premier Mario Draghi e la sua squadra, sono al lavoro sui prossimi dossier da affrontare dal fronte sanitario e pandemico a quello economico, passando per il dossier Ilva. Mercoledì la prima prova della fiducia dell’Aula del Senato. Nella prima riunione dell’esecutivo Draghi ha fatto un appello ai ministri: ‘Lavoriamo insieme per far ripartire Paese.
Ma il nuovo Governo naviga in acque tutt’altro che tranquille, in balia dell’agitazione sempre crescente che scuote il M5S. La votazione su Rousseau che ha detto sì a Draghi, non ha placato gli animi, anzi, ha segnato l’addio di Alessandro Di battista e un’accelerazioni delle frizioni interne al Movimento che, soffre di mal di pancia già da un po’.
La senatrice pentastellata Barbara Lezzi chiede di ripetere la consultazione su Rousseau in merito all’appoggio a Draghi e tuona: “Questo governo è un suicidio. Abbiamo ceduto a un governo indigeribile con la Lega e Renzi, quelli che ci hanno tradito. Se il voto su Rousseau non venisse ripetuto voterò no alla fiducia”.
Con lei altre decine di parlamentari insoddisfatti, a partire da Cabras e Crucioli: “Voteremo ‘No’ alla fiducia al governo Draghi. Un appoggio è qualcosa che non può trovare una mediazione. Sarà un ‘No’ convinto. Il Movimento è in grandissima crisi. La nostra scelta è per l’opposizione. Vorremmo trascinare l’intero Movimento in questa scelta, chiedendo anche di ritirare i ministri. Ma questa sarà una scelta difficile da far passare per una dirigenza che ha accettato passivamente tutti i passaggi che ci hanno portato a questa capitolazione. Ci siamo venduti per un piatto di lenticchie. Se non si troverà un accordo tra di noi, il Movimento 5 Stelle si spaccherà”. Per il No è anche il senatore Emanuele Dessì.
Intanto il giorno dopo il suo insediamento il nuovo ministro del Lavoro, Andrea Orlando ha convocato i sindacati. Una scelta apprezzata dai leader di Cgil, Cisl e Uil da sempre convinti che il dialogo e la concertazione siano imprescindibili. Sul tavolo un dossier che scotta, ovvero quello sul blocco dei licenziamenti che scade il 31 marzo. Se non verrà prorogato i sindacati paventano lo scoppio di una bomba sociale.
I sindacati chiedono anche di mantenere la Cassa integrazione Covid. Una condizione imprescindibile per i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri anche alla luce dei nuovi drammatici dati secondo cui nel 2020 sono andati persi 444 mila posti di lavoro e solo a dicembre si sono registrati 101 mila occupati in meno, di cui 99 mila sono donne.
Altro punto al centro della discussione sono il Reddito di emergenza e di cittadinanza, pietra miliare del M5S, ma che a giudizio diffuso manca ancora della parte fondamentale, ovvero quella dell’inserimento al lavoro. A cascata vanno dunque rivisti i ruoli dell’Anpal e dei navigator. Infine sul nodo pensioni i sindacati vogliono un sistema più flessibile e pensioni di garanzia per i giovani.
Dopo i sindacati, martedì Orlando ascolterà anche le imprese. Sebbene pure Confindustria voglia la riforma degli ammortizzatori sociali e nuove politiche attive del lavoro, chiede da tempo un cambio di passo con l’addio a misure ritenute assistenziali.