Il Recovery passa al Senato ed è legge. Sì della Camera al decreto legge in materia di cybersicurezza
Il decreto Recovery è legge. Il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo con 213 sì e 33 no. Al centro del decreto la governance del Pnrr e le misure di potenziamento delle strutture amministrative e di snellimento delle procedure. Controllo e rendicontazione sono invece compito della Ragioneria generale, mentre la realizzazione degli interventi sarà prerogativa di ministeri, Regioni ed enti locali. La governance è affidata alla cabina di regia presieduta dal presidente del Consiglio. Il provvedimento istituisce anche un tavolo permanente su partenariato economico, sociale e territoriale. La seconda parte del testo riguarda invece la semplificazione in settori come opere pubbliche, transizione ecologica e digitalizzazione.
Il provvedimento è stato approvato in via definitiva dal Parlamento a due giorni dalla scadenza, prevista per il 30 luglio. Anche nella lettura alla Camera, la scorsa settimana il governo aveva blindato il testo con la fiducia.
Cybersicurezza: passa la linea Draghi. La Camera ha invece approvato oggi il decreto legge in materia di cybersicurezza e che sancisce l’istituzione dell’Acn, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, promulgato a giugno da Mario Draghi per dare corpo alla proposta in materia dell’autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, il prefetto Franco Gabrielli. Il decreto che passa ora al Senato è stato approvato con 388 voti favorevoli, 1 contrario e 35 astenuti.
L’Agenzia, fortemente sponsorizzata da Franco Gabrielli, andrebbe ad ampliare i perimetri della sicurezza nazionale senza sovrapporsi in maniera confusionaria a quella del Dis, la struttura di coordinamento dei servizi segreti.
Nelle scorse settimane Gabrielli aveva dichiarato che era necessario accelerare l’approvazione e l’entrata in vigore dell’Acn, in modo tale da colmare i gap di sicurezza cybernetica nazionale e da rimettere ordine tra competenze e ordinamenti. Oltre a delineare i perimetri degli spazi di manovra, garantiti all’agenzia in termini di ricerca, sviluppo di tecnologie e start-up, rapporti con centri di ricerca, università e aziende, definizione dei protocolli ottimali di sicurezza cybernetica, lasciando alle agenzie di sicurezza la cyber-intelligence propriamente detta.
Un percorso che è stato portato avanti con il benestare di Fratelli d’Italia. Proprio durante un convegno del partito di Giorgia Meloni, Gabrielli ha prospettato la nascita dell’Acn che, ha incontrato però sulla sua strada gli emendamenti di alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle.
Alla fine, ha prevalso la linea di Gabrielli e Draghi. In futuro l’Agenzia potrà promuovere la costituzione di cosiddetti cyberparchi sul modello israeliano di Beer Sheva, istituendo “aree dedicate allo sviluppo dell’innovazione finalizzate a favorire la formazione e il reclutamento di personale nei settori avanzati dello sviluppo della cybersicurezza, nonché promuovere la realizzazione di studi di fattibilità e di analisi valutative finalizzate a tale scopo”.