Legge elettorale, torna tutto in discussione. Il Pd ha una sua proposta

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Colpo di scena sul cammino della nuova legge elettorale. Il capogruppo del Pd in commissione Affari Costituzionali, Emanuele Fiano, ha annunciato il “no” dei Dem al testo base del relatore sulla legge elettorale dicendo: “Noi proponiamo come testo base uno che si basa sul 50% di maggioritario e collegi e 50% di proporzionale”. E così la proposta presentata dal relatore Andrea Mazziotti è stata ritirata alla luce della contrarietà anche di: Lega, Ala, Svp e DirIt. A questo punto, inevitabilmente, si allungano i tempi di approvazione della stessa legge, vitale per dare stabilità al governo dopo le prossime elezioni politiche.
 
La cronaca di una giornata intensa e difficile. Dopo l’annuncio del Partito Democratico, il MoVimento 5 stelle chiede che il relatore della legge elettorale, Andrea Mazziottti, mantenga tale ruolo anche se il suo testo base non verrà approvato. Ad avanzare la richiesta Danilo Toninelli direttamente in Commissione Affari costituzionali. La Commissione infatti doveva approvare il testo base, vale a dire la piattaforma su cui poi i gruppi potevano presentare gli emendamenti. Vista la netta differenza di posizioni, Mazziotti aveva proposto un testo minimalista che estendeva l’Italicum dalla Camera al Senato: un proporzionale seppur con premio alla lista che supera il 40%. In realtà, il Pd punta ad un sistema più maggioritario, in particolare ad un Mattarellum rivisto, con il 50% dei deputati eletti in collegi uninominali e 50% con metodo proporzionale. Su questo sistema ha trovato l’adesione di Lega, Ala, Svp, Ala e DirIt: in tutto 26 voti su 49 della Commissione. Per il testo Mazziotti: M5s, Fi, Ap e i piccoli partiti. Mentre Mdp e SI erano per l’astensione.
L’intreccio. I Dem avrebbero potuto dare un “sì” tecnico al testo Mazziotti per poi presentare come emendamento la propria controproposta, cosa che avrebbe permesso di rispettare il timing deciso. Invece, hanno deciso di votare subito contro il proporzionale per evitare ambiguità. Mazziotti, vista la contrarietà di Pd e degli altri ha ritirato il testo base annunciando: “Non ho intenzione di andare avanti con un testo contro il partito di maggioranza relativa, non sono un incosciente”.
Nuovo nodo da sciogliere. Si è aperta pure la questione del ruolo di relatore, con il Pd che vorrebbe che sia nominato un proprio esponente mentre Fi e M5s vorrebbero che Mazziotti continuasse. La decisione spetta comunque al presidente della Commissione, cioè allo stesso Mazziotti, che annuncerà nelle prossime ore le sue intenzioni. Se lascerà dovrebbe assumere l’incarico Emanuele Fiano, capogruppo Dem in Commissione. Uno dei compiti del relatore è presentare il testo base e questo vale anche per la controproposta di testo base del Pd, del Mattarellum modificato, che verrà perciò depositata dopo aver sciolto il nodo relatore. Verranno quindi lasciati alcuni giorni ai gruppi per presentare gli emendamenti.
I tempi della nuova legge elettorale si allungano. L’obiettivo di portare la legge elettorale in aula il 29 maggio si complica visti i tempi stretti. Alfredo D’Attorre (Mdp) ha detto: “Se avessimo adottato il testo Mazziotti i tempi sarebbero stati stretti, così diventano strettissimi. Il Pd ci ha bloccato per 4 mesi con il suo congresso, non può pretendere che ora si voti allo schiocco di dita di Renzi”. Ma il segretario Dem ritiene invece esattamente il contrario e cioè che siano i piccoli a voler frenare.
Le reazioni dal centrodestra. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha dichiarato: “Sono perplesso dalla proposta unilaterale del Pd di un ‘finto modello tedesco’. Servono senso di responsabilità ed equilibrio da parte di tutti. Sono convinto che il nuovo sistema di voto possa essere approvato in Parlamento seguendo il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed essere dunque il frutto della pià ampia condivisione possibile tra le forze politiche. Forza Italia non ha mai cambiato idea: chiediamo un sistema elettorale proporzionale (con eventuale premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge il 40%), e con un modo serio e trasparente di assicurare il rapporto fra elettori ed eletti, escludendo quindi il voto di preferenza. Siamo quindi molto perplessi per la unilaterale proposta del Partito democratico di un finto ‘modello tedesco’ (il cosiddetto Verdinellum), che cela un inapplicabile maggioritario e che mortifica il doveroso rapporto che deve esserci tra i voti espressi dai cittadini e gli eletti”. Una sola cosa è certa: sarà un parto lungo e travagliato.