Manovra, cena a tre ConteDi Maio: “C’è fiducia”. Atteso verdetto Ue
Prima il vertice serale a Palazzo Chigi con il premier Conte, i due vicepremier Salvini e Di Maio e i ministri Toninelli e Tria, poi la cena ristretta al centro di Roma tra il presidente del consiglio e i due vice per rinsaldare l’intesa di governo e risolvere i nodi rimasti dopo l’accordo sul fisco. Il tutto alla vigilia della più che probabile bocciatura della manovra da parte della Commissione europea. Atteso, oggi, il verdetto Ue sul Documento programmatico di bilancio dell’Italia dalla riunione del Collegio dei commissari di Strasburgo.
“C’è un clima costruttivo, avanti compatti. Capita a tutti di arrabbiarsi quando uno si sente ingiustamente tirato in ballo, ma l’incazzatura passa e non ho mai smesso di fidarmi di Conte e Di Maio”, ha spiegato Salvini, l’unico a parlare al termine della cena derubricando a battuta le tensioni delle ultime ore: “A tavola non c’era alcuna manina”, ha detto.
A piombare sulla cena è anche la “certa” – come ammette lo stesso ministro dell’Interno – bocciatura sulla manovra che arriverà dalla Ue. “La bocciatura dell’Ue è pressoché certa, ma se uno è convinto di quello che fa, come noi, va avanti” ha affermato il ministro dell’Interno dopo aver cenato con Conte e Di Maio. E ancora: “Cambiare quota 100 e reddito di cittadinanza? No. Ognuno fa le sue scelte, l’Ue farà le sue e noi le nostre. Ma non vedo perché l’Ue dovrebbe bocciare una manovra con 15 miliardi di investimenti”. Per il ministro dell’Interno, anzi, “le stime del Pil sono inferiori a quel che sarà”.
Se quindi arriverà la bocciatura, il governo avrà tre settimane di tempo (ovvero 13 novembre) per inviare un nuovo documento programmatico di bilancio, su cui la Commissione si deve esprimere “quanto prima”. Il rigetto totale del Documento programmatico di bilancio non è mai successo prima d’ora. Se invece alla fine il governo decidesse di mantenere invariati i saldi della manovra, si farebbe concreta la possibilità di un’apertura della procedura per deficit eccessivo per violazione della regola del debito.