Manovra, tensione ancora alta: le opposizioni scrivono al presidente Fontana

Resta alta la tensione sulla manovra alla Camera, con le opposizioni che tornano all’attacco della maggioranza inviando una lettera al presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana, a cui è stato chiesto di bloccare le modifiche presentate in commissione Bilancio. Una richiesta che però non ha trovato consenso, con Fontana che non lascia spiragli: le modifiche sono molte, ammette, ma non è la prima volta che succede e le opposizioni hanno a disposizione tutti i mezzi per intervenire e difendere le loro prerogative costituzionali. Dunque si prosegue così come stabilito, visto che la tabella di marcia prevede di chiudere l’esame in commissione martedì mattina per poi mandare il testo in Aula mercoledì per licenziarlo, ricorrendo alla fiducia, venerdì.

Nella lettera a Fontana i capigruppo di Pd, M5s, Iv e Avs lamentano “la struttura estremamente eterogenea” dell’emendamento presentato dai relatori venerdì sera. Si va “dalla fiscalità diretta e indiretta alle politiche sanitarie, dagli interventi per il Mezzogiorno al rifinanziamento di fondi per missioni internazionali, sino a modifiche in materia di giustizia tributaria e incentivi all’occupazione”. Testi, peraltro, privi delle relazioni tecniche, e quindi complicati da valutare. Fontana ricorda prima di tutto di essere già intervenuto qualche giorno fa per stoppare un maxiemendamento, che poi è stato spacchettato in tre, da relatori e governo, proprio per rendere la presentazione più omogenea.

Ma intanto il capogruppo democratico in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, va all’attacco: “Il ministro Giorgetti sta ‘bullizzando’ il Parlamento e il presidente Fontana per nascondere il suo fallimento – ha detto – La verità è chiara: i conti non tornano. La manovra presentata dal Governo manca di coperture adeguate ed è basata su una stima di crescita del Pil che l’Istat ha dimezzato, smentendo le previsioni dell’esecutivo. Di fronte a questi numeri, la corsa all’aumento delle tasse a cui stiamo assistendo è il risultato dell’incapacità politica e gestionale del ministro Giorgetti e di chi lo sostiene”.