Nomine Ue, accordo su von der Leyen, Costa e Kallas. Meloni alla Camera su guerra, migranti e ruolo dell’Italia

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Il “pacchetto” Ursula von der Leyen alla Commissione, António Costa al Consiglio europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante, “è stabile” e “non ci sono altri nomi” in vista dell’accordo atteso al prossimo vertice Ue di giovedì e venerdì. L’accordo è stato trovato dai negoziatori delle tre famiglie politiche europee più consistenti: Tusk e Mitsotakis per i popolari, Scholz e Sánchez per i Socialisti, Macron e Rutte per i Liberali. La premier Giorgia Meloni, che era stata esclusa dalle trattative nella cena informale del 17 giugno, sarà contattata dalla stessa von der Leyen in qualità di candidata alla presidenza della Commissione.

Importante sarà il ruolo dell’Italia, come chiesto dalla premier Giorgia Meloni che in audizione alla Camera dichiara: “Il nuovo Parlamento che si insedierà a metà luglio è frutto delle indicazioni espresse nelle urne, che hanno rappresentato una tappa molto importante nella storia d’Europa da cui trarre importanti indicazioni date anche da tutte le forze politiche: in questi mesi tutti hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora.  Dalle urne – ha poi sottolineato la Meloni – è arrivato un messaggio chiaro e non intendiamo farlo cadere nel vuoto”.

Sul tema migranti: la premier ha parlato degli obiettivi della difesa dei confini esterni e del contrasto al business dei trafficanti di esseri umani: “Sono schiavisti del terzo millennio. Io credo che l’Ue, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine come la schiavitù sia tollerato in altre forme” ha spiegato la presidente del Consiglio aggiungendo che a suo avviso i memorandum con l’Egitto e la Tunisia vanno replicati e vanno rimosse le cause che spingono una persona a lasciare la sua terra, serve dar corpo al diritto a non dover migrare. In Italia e in Ue – prosegue Meloni – si entra solo legalmente. Degli ingressi si occupano le istituzioni e non gli scafisti. Non consentiremo alle mafie di gestire gli ingressi in Italia, come fanno da diverso tempo. Mi stupisce che nessuno prima di noi se ne sia accorto. Sulla gestione del dossier migranti prima si parlava solo di redistribuzione mentre ora il paradigma è cambiato ma è fondamentale che questo approccio sia consolidato e diventi strutturale: la stessa lettera che la presidente della Commissione von der Leyen ha ieri indirizzato ai capi di Stato e di governo va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro anche delle priorità anche del prossimo ciclo istituzionale”.

I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente: “Difendere l’Ucraina è nell’interesse dell’Europa. Se l’Ucraina fosse stata costretta ad arrendersi non ci sarebbero state le condizioni per un negoziato. Pace non significa mai resa. Ogni nostro sforzo – prosegue la premier – è concentrato per consentire all’Ucraina di guardare a un futuro di pace. Deve essere chiaro chi pagherà per la ricostruzione dell’Ucraina. Il processo di pace in Medio Oriente non può essere che basato sulla soluzione dei ‘due popoli e due Stati’. L’Italia sostiene la proposta di mediazione degli Usa, coadiuvata da Egitto e Qatar. Su questo versante l’Europa può e deve giocare un ruolo più attivo”.