Nuovo scontro Lega-M5S: tensione su deficit-Pil
Maggioranza ai ferri corti. Tra M5S e Lega il clima si fa sempre più teso, a partire dall’ultimo fronte di scontro, quello sullo sforamento dei parametri europei sui conti pubblici. “Sforare il 3% deficit/Pil? E’ una cosa che si deve fare, non che si può fare” ribadisce e rivendica Matteo Salvini, a ‘Porta a Porta’. Parole evocate già in mattinata, quando il leader leghista aveva annunciato che ‘‘se servirà infrangere alcuni limiti del 3%, del 130-140%, noi tiriamo dritti. E se qualcuno a Bruxelles si lamenta, ce ne faremo una ragione”. Il collega Luigi Di Maio lo zittisce accusandolo di far salire il differenziale Btp-bund, balzato ieri fino a 283 punti, con “sparate irresponsabili” che mettono a rischio l’economia.
Il clima di alta tensione traspare dalle parole sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti che non prevede un futuro roseo. “Se il livello di litigiosità resta questo dopo il 26 maggio è evidente che non si potrebbe andare avanti”, ha dichiarato spiegando che questo “è il clima della campagna elettorale”. Quanto ai continui litigi, “è davvero complicato – sottolinea il numero due della Lega – alla fine uno è esausto e si lascia andare a questi stati d’animo“, alla stanchezza precisa Giorgetti salvo poi aggiungere che dopo le Europee “si può ripartire”.
Salvini intanto torna a parlare della presunta vicinanza tra l’alleato di governo e il Partito Democratico. Immediata la replica di Luigi Di Maio: “Noi a sinistra? Per carità… Dio ce ne scampi”, dice il leader M5s rimandando al mittente le accuse. E poi rincara: “Ma quale sintonia” con il Pd, dice. “Con un partito che pensa solo di alzare lo stipendio dei parlamentari e i vitalizi. Il Pd è un semaforo che sta fermo, lo stesso partito che rappresenta i renziani”, afferma Di Maio, che attacca poi anche le posizioni della Lega: “Nessuno può negare che la Lega si stia spostando su posizioni di ultradestra che a me preoccupano”.
Lo scontro si allarga anche sul tema della famiglia. Alla vigilia della riunione di Di Maio al ministero con il forum delle famiglie, per elaborare una proposta da coprire con il miliardo risparmiato dal reddito, il ministro leghista Lorenzo Fontana, non invitato al tavolo, presenta alla Camera due emendamenti al decreto crescita proprio sulla famiglia che utilizzano per le coperture i risparmi del reddito di cittadinanza. La prima proposta è aumentare il bonus bebè da 80 a 110 euro per il “ceto medio”, chi guadagna fino a 35mila euro di reddito. E la seconda è una detrazione fiscale al 19% per spese fino a 1800 euro annui per pannolini e latte. “Finalmente proposte concrete”, esulta Salvini, che indica il modello francese. Ma il M5s lo accusa di plagio: “Copia solo”.