Parlamento: niente accordo sulle presidenze, si vota scheda bianca
Il percorso delle presidenze di Camera e Senato inizierà tutto in salita. Niente accordo infatti tra i partiti sui nomi dei candidati, in particolare spicca il veto del M5S al candidato forzista Paolo Romani alla guida del Senato. I pentastetallati hanno anche rifiutato di incontrare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi perché dicono, il leader è Matteo Salvini.
Dunque sembra proprio che la scheda bianca sarà la protagonista di questa prima giornata di scrutini (voterà scheda bianca anche il M5S), rinviando di fatto l’elezione della seconda e terza carica dello Stato almeno a sabato.
Così Paolo Romani: “Non accettano di parlare dei nomi delle presidenze con il leader di Fi, abbiamo fatto per un’ora questa domanda e loro ci hanno risposto di voler derubricare la cosa al tavolo dei capigruppo”, ha detto lasciando la riunione con Renato Brunetta.
La replica dei Cinquestelle è stata affidata a Giulia Grillo, presidente dei deputati: “Siamo fiduciosi che non ci sarà un Nazareno bis. Ci auguriamo che la notte porti consiglio affinché la leadership di Salvini unifichi la saggezza del centrodestra”.
E il capogruppo al Senato Danilo Toninelli, precisa: “La Lega ha fatto il nome di Romani, abbiamo confermato che per noi non ha i requisiti, in quanto condannato per peculato. Ma ciò non significa che chiudiamo a un nome di centrodestra”.
A questo punto Luigi Di Maio ha rotto il silenzio proponendo una riunione tra tutti i capigruppo e sentenziando ancora una volta il “no” del Movimento al capogruppo di FI, “indagato ed invotabile”.
A rimescolare le carte è stata la nuova apertura di Matteo Salvini ai pentastellati: “Per rispetto del voto degli italiani, ribadisco la nostra disponibilità a riconoscere ai 5 stelle la presidenza di una delle due Camere. Invitiamo tutti i gruppi presenti in Parlamento a essere responsabili e a scegliere nel nome della più ampia partecipazione”. Poi Salvini ammette di sentire Di Maio “più di sua madre” raccontando anche di un contatto telefonico tra i due prima che il leader della Lega entrasse a Palazzo Grazioli per il vertice del centrodestra. Ma di sblocco dell’impasse, all’orizzonte, non si vede neanche l’ombra.
In questo tira e molla la posizione più scomoda è senza dubbio quella dei 5 stelle, occupati da un lato a mantenere la loro coerenza, ma dall’altro a non lasciarsi sfuggire la presidenza della Camera. Infatti se al Senato, dopo i primi tre scrutini, il centrodestra può eleggersi da solo un “suo” presidente a Montecitorio al M5S servono, comunque, almeno 94 voti dagli altri schieramenti. Da qui, il timore di Di Maio di “perdere” anche la Camera, a favore di un candidato come Giancarlo Giorgetti. Se FI e M5S riusciranno a smussare lo scontro il ticket giusto, secondo gli ultimi rumors, potrebbe essere quello di Anna Maria Bernini al Senato e Riccardo Fraccaro alla Camera.