Referendum su legge elettorale: stop dalla Corte costituzionale al quesito della Lega
Niente via libera per il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro. La Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”, con una maggioranza “solida e ampia”. Il quesito referendario era stato proposto da 8 consigli regionali di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria, tutti a guida centrodestra.
Preliminarmente, la Corte ha esaminato, sempre in camera di consiglio, il conflitto fra poteri proposto da cinque degli stessi Consigli regionali promotori e lo ha giudicato inammissibile perché, fra l’altro, la norma oggetto del conflitto avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum.
Irritato il leader della Lega Matteo Salvini: “E’ una vergogna, è la difesa del vecchio sistema. Pd e 5 Stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”.
Ma il segretario Pd Nicola Zingaretti replica: “Un altro bluff di Salvini è caduto. Ora avanti per cambiare davvero l’Italia”.
E anche il deputato del Pd Emanuele Fiano ha criticato con un post su Facebook la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, che ha tuonato “vergogna”: “Un politico, delegato dai suoi elettori al potere legislativo, attacca un supremo e indipendente organo dello Stato, che ha il dovere di giudicare solo in base alla Costituzione – ha scritto Fiano sul social network -. Questa è la Lega, attaccare sempre e comunque qualunque potere indipendente di una democrazia liberale che si fonda sull’equilibrio dei poteri. Ha attaccato il Presidente della Repubblica quando si trattava di scegliere i ministri, ha attaccato la magistratura quando chiedeva di giudicarlo, ha attaccato la Banca d’Italia, le autorità indipendenti, adesso la Consulta, tutti ciò che intralcia l’idea dei pieni poteri. Se qualcuno ha ancora dubbi sul tipo di democrazia che vorrebbe Salvini si svegli dal sonno”.
Il pentastellato Luigi Di Maio: “Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”.
Infine il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà via Twitter ha fatto sapere: “Ora avanti sulla legge elettorale proporzionale. Noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, Camere più rappresentative e governi più stabili”.