Regeni, Farnesina: ambasciatore italiano al Cairo con investigatore
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Dopo le polemiche sul caso Regeni per la decisione sul rientro dell’ambasciatore italiano a Il Cairo, la Farnesina ha spiegato: “comprendiamo lo stato d’animo della famiglia ma a distanza ormai di più di un anno l’assenza del nostro ambasciatore non era più strumento di pressione ma era diventato il suo opposto. Una pistola scarica”.
Gianpaolo Cantini inoltre arriverà in Egitto affiancato da una figura specifica che gestirà la cooperazione giudiziaria e investigativa con la procura generale del Cairo.
Intanto dopo la notizia del Nyt e il rientro dell’ambasciatore a Il Cairo, si leva il coro delle polemiche delle opposizioni.
Il M5s chiede alle Camere di riferire sul caso. “Vogliamo la verità”, afferma Alessandro Di Battista che continua: “Quanto scritto dal New York Times poi è gravissimo e chiama in causa quattro personaggi oscuri, che da più di tre anni tengono in mano il Paese a proprio uso e consumo: Renzi, Gentiloni, Minniti e Alfano. Il New York Times rivela che l’ex amministrazione Obama informò Renzi e Palazzo Chigi di un coinvolgimento diretto dei servizi di sicurezza egiziani nel barbaro omicidio di Giulio Regeni. Malgrado ciò, questi soggetti in tutto questo tempo hanno continuato a lanciare appelli per la verità, facendo finta di nulla. Proprio in questi giorni, alla vigilia di Ferragosto, Gentiloni in persona ha ben pensato di far tornare a Il Cairo l’ambasciatore Giampaolo Cantini: una misura che per modalità e tempistica ci indigna profondamente e che, oggi, uccide Giulio una seconda volta”.
I pentastellati hanno chiesto la riapertura straordinaria del Parlamento in agosto per esprimersi sulla decisione del governo di rimandare a Il Cairo l’ambasciatore, ritirato all’indomani della tragica morte di Giulio Regeni.
Per Matteo Salvini “sarebbe gravissimo” se fosse vera la ricostruzione del caso Regeni effettuata dal New York Times. “Obama e Renzi erano anche amiconi, e uno dei due mente – aggiunge il leader della Lega – Se mentisse Renzi, mi aspetterei subito le dimissioni di qualcuno, perché c’è di mezzo la vita di un italiano”.
Scontro nel Pd su rientro ambasciatore – La scelta del governo di far rientrare l’ambasciatore italiano a Il Cairo non è stata accolta da tutto il Pd. Per il presidente dem della commissione diritti umani del Senato così si restaura “la normalità diplomatica e politica nelle relazioni italo-egiziane”. “Si tratta di un errore assai grave che indebolisce il nostro Paese rispetto alla ineludibile esigenza di ottenere verità e giustizia sul caso Regeni dal regime di Al Sisi”, aggiunge Luigi Manconi, che si è scontrato con Nicola Latorre, che invece plaude alla scelta di Gentiloni: “La presenza dell’ambasciatore – afferma – agevolerà l’accertamento della verità”. Manconi conclude: “La cooperazione giudiziaria tra i due Paesi non sussiste. Il recente invio dei verbali degli interrogatori dei poliziotti egiziani che depistarono le indagini poteva avvenire mesi fa. E soprattutto non sono mai arrivate le immagini delle telecamere di sorveglianza della metropolitana del Cairo, quelle sì decisive per accertare i fatti, che l’Egitto ci aveva promesso. Per questo il ritorno dell’ambasciatore, a queste condizioni, appare come una resa dell’Italia allEgitto. Si dovevano intraprendere altre misure”.
Sulla vicenda tanta la delusione da parte dei familiari del ricercatore italiano ucciso in Egitto.
“Siamo indignati anche per come ci è stato comunicato, a decisione già presa, alle sei di sera del 14 agosto”. Lo ribadisce il papà di Giulio, Claudio Regeni. “Riteniamo che sia stata una modalità inaccettabile e siamo contrari all’invio dell’ambasciatore perché rappresentava l’unica arma per fare pressione sul governo egiziano”, spiega. “Il Cairo finora non ha dato segni di collaborazione”.
La madre del ragazzo inoltre, in un post intitolato “Sempre più lutto!” sul proprio profilo Facebook, ha pubblicato le foto della bandiera italiana listata a lutto esposta dal giorno della morte del giovane sul Municipio di Fiumicello (Udine), dove vive la famiglia. In un’altra foto, insieme alla stessa bandiera, si vede un pezzo del manifesto giallo “Verità per Giulio Regeni”. La donna ha pubblicato il post dopo la notizia della distensione tra Italia ed Egitto (l’ambasciatore italiano ha infatti fatto rientro a Il Cairo) nonostante il caso sia ancora irrisolto.
“Siamo pronti ad andare a Il Cairo, avevamo già dato la data ufficiale per il 3 ottobre, diciamo che la scelta di mandare giù l’ambasciatore ha anticipato, siamo sempre in tempo a spostare la data, se vogliamo arrivare prima noi dell’ambasciatore possiamo sempre farlo”, ha quindi aggiunto Paola Deffendi, sottolineando: “a noi interessa capire veramente perché e chi ha dato l’ok a prenderlo, torturarlo e ucciderlo”.